UN ALTRO ARTICOLO NON SCRITTO E UN RICORDO

Mi sono sempre sentito molto fortunato, e non per il lavoro che faccio o per le esperienze che ho avuto nella vita, o almeno non solo per questo, ma per il fatto che molte delle anime che ho incontrato nella mia esistenza sono ancora con me. Sono arrivato ormai alla soglia dei quarantadue senza aver conosciuto la scomparsa delle persone più care e a cui devo sicuramente molto di quel che sono oggi, e è probabilmente per questo motivo che quando succede ho la sensazione che una parte del mio corpo venga scarnificata.

Il Maestro Luigi Milani e il Maestro Emilio Benzi

Non dimenticherò mai il primo il mio primo giorno nell'OGI - Orchestra Giovanile Italiana, lo stesso in cui conobbi quello che avrei potuto definire "Un piccolo Grande uomo", se non fosse stato alto quasi due metri e largo come un armadio; il mio Maestro, Luigi Milani.

Ero un ragazzo che arrivava da un piccolo conservatorio di provincia, e un po per via della scarsa preparazione, un po l'enorme timidezza, quando mi trovai davanti a Lui che mi chiedeva di fargli sentire i primo movimento della Settima Sinfonia di Beethoven, rimasi pietrificato e riuscii solo a dire "No Maestro, non ci riesco".

La mia preparazione era molto più indietro di quella dei miei compagni e ero talmente intimidito da non avere neanche il coraggio di toccarlo lo strumento. Lui capì perfettamente la situazione, allargò la bocca in un sorriso bonario e mi disse: "Certo che non lo sai "ancora" fare, se sapessi già tutto non saresti qui; forza che te lo insegno".

Passò quasi tutto il pomeriggio a lavorare con me e come per magia il mese successivo arrivai in classe, misi il metronomo, ed eseguì tutto il primo movimento della Settima.

Lui mi osservava e da sotto i baffi sorrideva tutto soddisfatto dei miei progressi. Un paio di giorni dopo incontro un altro insegnate nei corridoi che fermatomi mi dice; "Mi ha detto il Maestro Milani che lei ha fatto eccellenti progressi, complimenti. Volevamo rimandarla a casa perché convinti che non fosse al livello ma Lui si è battuto per lei e ha avuto ragione; lo ringrazi".

Aveva creduto in me come nessun altro prima di allora; credo di esser divenuto primo contrabbasso della stessa orchestra solo per dirgli grazie.

Il M° Emilio Benzi, il M° Mistislav Rostropovic, e il M° Luigi Milani

In più di vent'anni di insegnamento a Fiesole tra le mani del Maestro Milani sono passati centinaia di contrabbassisti di tutti i livelli, dal concertista (anche se considerava questa parola un ossimoro applicata al contrabbasso), a quello che a fatica riusciva a cavar fuori dallo strumento rumoristica da traslocatori, e è sempre riuscito a trasformali in una fila non lasciando mai nessuno indietro.

Grazie Maestro da parte mia e di tutti i contrabbassisti che hai fatto diventar orchestrali.

Non sono molto bravo a scrivere di persone a me così vicine e quindi lascio al bell'articolo di un ex-collega, il M° Nicola Malagugini, raccontarvi chi era per noi allievi il Maestro Luigi Milani.

Articolo del M° Nicola Malagugini (clicca e leggi)

E ora torniamo a noi con le écoles, i non certificati, e le grandi fabbriche.

Arco da violoncello Morizot Frères

Da qualche anno a questa parte è iniziata a comparire nel commercio di archi la parolina magica "écoles", molto attraente in vero, ma assolutamente non chiara.

Lo sprovveduto acquirente ha ancora meno riferimenti che gli possano far intuire non solo il reale valore economico dell'oggetto, ma anche la composizione fisica dell'arco e alcune email che ricevo da parte di  musicisti di mezzo mondo me lo dimostrano giornalmente.

Un paio di settimane fa ho ricevuto una email nella quale un mio lettore Portoghese mi chiedeva quale arco avrebbe potuto migliorare la resa sonora del suo strumento. "Meglio un Alfred Lamy o un écoles Peccatte?".

Anche lasciando per il momento da parte il fatto che gli Alfred Lamy erano due e i Peccatte tre, e prendendo in considerazione Dominque e Lamy père, è come chiedere se è meglio il mare o la montagna. Questi due autori operarono in periodi storici completamente differenti e i loro archi funzionano in modo diametralmente opposto.

Ho risposto che non sono un amante di Alfred Lamy père seppur lo riconosca come un ottimo artigiano e del periodo storico in cui lavorava, e che sulla parola "école" c'erano troppi punti interrogativi.

La prima lettura ovvia è che l'arco sia stato prodotto da un archettaio giovane e in esperto sotto la guida del Maestro e naturalmente non è quella giusta.

Ecoles significa: fatto in Francia non si sa esattamente dove (prevalentemente a Mirecourt), ne da chi, ne quando, imitando Peccatte.

Questo quello che si intende, ma non è ancora tutto, perché quella parolina ad esempio non si sa se si riferisca alla stilistica o alla meccanica, o a tutte e due. La particolarità di una scuola, contrariamente a quello che si pensa, sta nella gestione della curva più che nella stilistica.

In realtà questa parola non dice molto e viene solitamente usata per dare un minimo di discendenza ad un oggetto anonimo e di dubbio valore. E' altrettanto vero che i certificatori Francesi la usano molto raramente e per oggetti dubbi ma comunque di buona fattura.

Chi la usa sovente invece sono i venditori, come arma per abbindolare il cliente sprovveduto. Non a caso la grande tribù delle écoles è composta prevalentemente di archi sprovvisti di un certificato di originalità affidabile. A questo proposito ricordo che gli unici due certificatori universalmente riconosciuti sono Bernard Millant e il suo principale allievo Jean Francois Raffin.

Per quello che riguarda le fabbriche il discorso cambia; in questo caso gli archi, quando ritenuti originali sono certificati, è necessario però sapere che cosa si intende per fabbrica.

Nella Francia dei primi del Novecento le tipologie di fabbriche erano due. A quella classica alla Bazin o, ad un livello molto più basso Laberte, se ne aggiunge un altra molto più subdola.

La moda era iniziata già con Sartory che come ricorderete commissionava archi ad artigiani esterni, con il passare degli anni la cosa è andata degenerando e vi spiego come.

L'arco da violoncello che vedete nella foto è attribuibile ai fratelli Morizot e ha un valore commerciale che sta tra i 1500 e i 2000 euro; un po alto in verità, ma comunque a quelle cifre non si trova molto.

Come sapete i fratelli Morizot non erano certo rinomati per la cura che mettevano nel lavoro. Nella Mirecourt della seconda metà del '900 costruivano archi da studio e facevano da fucina per le nuove leve dell'archetteria che dovevano farsi le braccia piallando chili di legno. I risultati non erano entusiasmanti ma i prezzi contenuti e andava bene così.

Adesso però vi racconto una storia interessante. Un paio di mesi fa ricevo un email da una signora che stava cercando un arco per la figlia chiedendomi informazioni  su un oggetto che le avevano sottoposto. Cortesemente rispondo ed iniziamo a fare conversazione. Mi dice che sono mesi che sta cercando senza riuscire a trovare qualcosa che vada bene alla figlia e che non ne poteva più.

Il problema nasce dal fatto che quando cerchi un arco Francese con un tetto di spesa che si aggira tra i 3 e i 5000 Euro quello che ti viene presentato non è molto allettante. Thibouville-Lamy, Louis Bazin, ecc., che solitamente non riescono a soddisfare gli strumentisti con una buona sensibilità anche se in erba come la figlia della signora.

Essendo noi produttori di archi era inevitabile che dopo tutte le spiegazioni che avevo fornito, chiedessi alla signora se fosse incuriosita dal far provare qualcosa del mio collega alla figlia; lo era.

Finiti gli archi mi reco dalla signora a farglieli vedere e dopo meno di mezz'ora dal mio ingresso in casa, la figlia aveva già scelto il suo D.T. Navea Vera. Terminando in pochi minuti la ricerca durata più di otto mesi, con gran sollievo della madre devo dire.

Dal momento che ero li mi fanno vedere l'ennesimo arco che le avevano lasciato in prova e che non le era piaciuto. Mi dicono che è un Emile Auguste Ouchard ma che non ha certificato.

L'oggetto, in vendita per 3000 euro (prezzo esorbitante), oltre ad essere veramente molto brutto da vedere, riportava anche un timbro falso.

Ovviamente non si trattava di un arco dell'Archettaio dei due Mondi, come l'ho chiamato, ma somigliava molto di più a qualcosa vicino ai fratelli Morizot o a Roger Lotte ad esempio.

Dal momento che questi due articoli non li ho mai scritti vi dico anche questo. Emile Auguste Ouchard aveva tre sorelle: Marguerite, Madeleine, e Marie-Thérèse. La secondogenita Madeleine che aveva iniziato ad esercitare la professione di famiglia morì molto giovane, le altre due invece divennero ottime madri e mogli; di chi?

Marguerite convolò a nozze con Francois Lotte e Marie-Thérèse con Paul Charles Morizot, il "capo" dei fratelli.

Anche in questo caso il problema non sta nell'arco ma a che cifra viene proposto. Di questo ne chiedevano 3000, brutto e senza certificato, cioè il doppio di un Morizot frères o un Roger Lotte certificati.

Naturalmente questa storia non vuol andare a sminuire le capacità di Emile Auguste Ouchard, artigiano non tra i miei preferiti ma sicuramente degnio del massimo rispetto, in quanto dotato sia di capacità manuali che estetiche eccellenti. Cerca solo di far capire quanto sia difficile orientarsi in un mondo così complicato per chi non lo conosce, e di come sia facile da parte di chi la conoscenza ce l'ha o la millanta abbagliare i clienti con dei nomi dal suono affascinante.

Approfondimenti:

BERNARD GEORGES LOUIS MILLANT; IL CUSTODE DEL TEMPO  

JEAN-FRANCOIS RAFFIN; L'ELETTO  

CHARLES NICOLAS BAZIN; IL FONDATORE  

MARC LABERTE O PRESSAPPOCO  

LOUIS EMILE JEROME THIBOUVILLE-LAMY; L'AMMINISTRATORE DELEGATO  

CHARLES LOUIS E CHARLES ALFRED; GLI ULTIMI BAZIN  

EMILE AUGUSTE OUCHARD; L'ARCHETTAIO DEI DUE MONDI  

MORIZOT FRERES E I SUPEREROI  

FRANCOIS E ROGER LOTTE; UN ALTRA FAMIGLIOLA  

A presto

Paolo