EUGENE NICOLAS SARTORY; IL VELOCIRAPTOR

Veloce, astuto, e implacabile, è ritenuto uno dei predatori più spietati e pericolosi della sua era. Dominatore assoluto del suo territorio, quasi nessuno era in grado rivaleggiare con Eugène Sartory! Mica avrete pensato che stessi parlando del noto dinosauro del Cretaceo vero!

Velociraptor 

Scherzi a parte (per i quali spero non me ne vogliate), il parallelo tra il feroce carnivoro e Sartory è ovviamente molto estremo, ma non completamente errato. Anche se non si nutriva di carne viva infatti, l'effetto della sua personalità dominante ha inciso molto sullo sviluppo dello stile e del gusto moderno, annientando di fatto tutto il resto.

Quando il giovanissimo, probabilmente ancora quindicenne, Sartory arriva a Parigi da Charles Peccatte, conosce a malapena i rudimenti della professione impartitegli dal padre, oltretutto artigiano alquanto mediocre, e nonostante questo dopo pochi mesi decide che quell'insegnante non fa per lui.

Quando arriva da Lamy "Père", quest'ultimo si ritrova in mano l'enorme eredità del suo maestro Francois Nicolas Voirin, scomparso da meno di due anni; anzi, sicuramente in quel periodo costruiva ancora archi per la vedova che li marchiava con il nome del marito; i famosi "Voirin de la Veuve".

Il lavoro iniziato da Voirin dopo la prima metà del '800, al momento della morte è tutt'altro che ultimato, ma ne Thomassin, ne Lamy, suoi allievi, hanno il talento necessario per portarlo a termine. E' in questo contesto ancora molto vago che arriva Sartory.

Come tutti gli allievi che sono divenuti più bravi dei maestri, anche Lui prima di sviluppare la propria stilistica e meccanica, apprende quella Voirin-Lamy, che ritroviamo sia nelle teste che nei nasetti del primissimo periodo.

Dopo aver consolidato le basi, nel 1889, a soli diciotto anni apre la sua attività e comincia a sviluppare le sue forme.

La testa Lamy non è male, ma c'è qualcosa nella geometria che non lo convince. Seppur con il cambio di meccanica il profilo delle teste risulti triangolare, quelle Lamy lo sono eccessivamente; come quelle del primissimo periodo Sartory appunto.

La prima cosa che fa è tentare di alzare il profilo della cresta al fine di aumentarne lo spessore, ma il risultato non è quello sperato e la testa perde di armonia. Capisce allora che se vuole alzare la cresta, deve necessariamente intervenire in altri punti.

Il primo punto che modifica è la parte bassa della cresta scavandola leggermente di più. In questo modo rende meno goffa la parte anteriore, ma non basta ancora.

Dopo si occupa dello smusso, che diviene sempre meno aperto e più dritto, allontanandosi così da uno dei segni di riconoscimento caratteristici del suo insegnante. Con questa operazione va a dare consistenza alla parte centrale della testa facendola apparire più importante. Nella foto un esempio quasi classico (il "quasi" ve lo spiego più avanti).

Arco da violino Eugène Sartory 1920 c.ca

Per i nasetti invece la gestazione è più veloce. In Sartory si allunga leggermente e la parte superiore della gola si apre molto verso l'esterno; suo segno di riconoscimento.

Sua anche la regola non scritta, che dopo di lui osserveranno in tanti, di montare l'occhio pieno in presenza del bottone in tre parti, e quello "Parigino" con il bottone pieno (vedi foto).

A questo punto la sua evoluzione è finita, ed inizia un interpretazione. Come detto all'inizio del post, il carattere di Sartory è quello del predatore. Ha costruito archi per tutti i laboratori più importanti del suo tempo; uno strumentista ad arco poteva considerasi tale solo se possedeva un Sartory.

Il motivo di tale successo ha molteplici origini.

Gli archi sono costruiti con materiali non comuni per il tempo; andando controcorrente utilizza legno spesso tendente al color chiaro e non molto denso, intuendo, grazie alla grande sensibilità che possedeva, che il colore non è un indicazione di qualità affidabile.

Le stilistiche sono accattivanti, leggere, e raffinate; tanto da trascinare con se gran parte degli artigiani suoi contemporanei, e non solo.

Con il successo, aumentano le richieste, ed è su questo punto che molti validi artigiani si sono scornati. Un conto è avere un grande talento manuale e costruire ottimi archi, affar ben più serio è gestire un laboratorio dove gli archi li fanno altri, e mantenere comunque un buon livello qualitativo.

Sartory si distingue anche in questo. Molti sono gli artigiani che lavorano per Lui, e neanche tutti Francesi, ma riesce a gestirli e a farli lavorare al meglio, creando l'unico laboratorio a produzione semiseriale, che abbia mantenuto le qualità del prodotto ad un livello di qualità paragonabile a quello del titolare del marchio. Anche se naturalmente nella sua produzione si vedono le diverse mani di chi vi ha lavorato; da qui il "quasi" di poco sopra.

Ed in fine, ma non per ultimo, Eugène Sartory è una specie di Steve Jobs dell'arco. Oltre ad avere un ottimo prodotto è anche un genio della comunicazione e del mercato. Lo domina quasi totalmente fino a creare un vero e proprio mito.

Una personalità dominante, complessivamente più completa anche dell'altra grande star dell'archetteria Dominique Peccatte; un istrione che per il successo che ha avuto in vita non ha praticamente rivali in epoca moderna, l'unico altro paragonabile è senza ombra di dubbio Antonio Stradivari.

Come già detto; un puro e fulgido esempio di Raptor!

Eugène Sartory ha lavorato per:

Nestor AUDINOT, Paul BLANCHARD, CHANOT & CHARDON, Nicolas DARCHE, Eugène GARTNER, Emile GERMAIN, Joseph HEL, Paul JOMBAR, E. LEMOINE, OLIVER, SILVESTRE & MAUCOTEL, Hippolyte Chrétien SYLVESTRE, N. SIMOUTRE.

A presto

Paolo