JOSEPH ARTHUR VIGNERON PERE; L'INCROCIO

Il cambio stilistica e meccanica introdotto alla metà degli anni '50 del diciannovesimo secolo da Francois Nicolas Voirin, fu una vera e propria rivoluzione nella quale pochi riuscirono a non essere coinvolti; Joseph Arthur Vigneron Pére fu uno di questi!

Arco violino Joseph Arthur Vigneron Père

Nato a Mirecourt il 30 Luglio del 1851, da Pierre Dominique Vigneron, panettiere, e Jeanne Louise Collin, Arthur inizia molto giovane la professione nella sua città natale.

La sua prima fortuna è quella di iniziare con uno della vecchia scuola, la Peccatte per capirci, Claude-Nicolas Husson. Rimane con Lui fino alla morte, nel 1872, e quando ne esce conosce e possiede la vecchia tradizione di Mirecourt che ancora si ispirava alla vecchia scuola.

Si sposa una prima volta nel '71 con Jeanne Marguerite Hector, che aveva dei lontani rapporti di parentela con J.B. Vuillaume. Dopo la morte della prima moglie, nel 1874, si sposa una seconda volta con Marie-Thérèse Lhuillier nel Marzo del'75. Dall'unione nasceranno due figlie, Jeanne e Marthe, e un figlio, André, che diverrà archettaio e proseguirà l'attività dopo la morte del padre.

Dopo il '72 inizia il suo periodo veramente fortunato, almeno lavorativamente parlando. Un Grande archettaio, l'unico ad essere riuscito a sottrarsi alle sirene incantatrici di Voirin, pur avendolo frequentato personalmente, lo prende a lavorare con se.

Il Grande in questione è Jean Joseph Martin, che come ricorderete anche se aveva lavorato con Voirin, in laboratorio da Vuillaume, un po per carattere, e un po per scuola; ricordate che aveva iniziato con Maline, che a sua volta era stato formato da Etienne Pajeot; rimane fedele alla vecchia scuola.

In laboratorio da Lui diventa un vero e proprio archettaio, solidificando la mano ed affinando lo stile, e quando ne esce nel 1880, per causa di forza maggiore, fallimento dell'azienda, è ormai un artigiano completo e raffinato.

Nel 1880 parte per Parigi e almeno per i primi anni lavora presso la Maison Gand & Bernardel, dopodiché nel 1888 apre la sua attività in al numero 54 di Rue de Cléry a Parigi.

In questi anni, oltre a lavorare a ritmi folli, un nipote, Charles Enel, racconta che lo zio riusciva a costruire un arco al giorno; dedica anche tempo alla ricerca e con il consulto dell'insegnate di conservatorio Lucien Capet, mette a punto un arco dalla sezione triangolare chiamato "Modèle Lucien Capet".

Più che un innovazione, suonava come una trovata commerciale. L'idea della sezione triangolare era già stata introdotta da Dominique Peccatte, che tendeva a fare così gli ultimi centimetri della bacchetta dell'arco da volino. E lo faceva perché le curve antiche, essendo più centrali ed accentuate rispetto alle moderne, tendono a sbandierare lateralmente. Ma se in quel punto può essere utile questo stratagemma, costruire tutta la bacchetta così diventa dannoso in quanto rende meno fluidi i cambi di inclinazione dei crini sulla corda.

Alla fine del 1800 viene affiancato dal figlio, con il quale costruirà molti archi in collaborazione.

Muore il 13 Giugno del 1905 a casa sua a Parigi.

Stile e meccanica

Meccanicamente Vigneron Pére non si è mai allontanato dallo stile antico: le sue curve sono rimaste vicine alla scuola di Martin, e come quest'ultimo ha avuto il problema di coniugare il nuovo gusto stilistico, molto triangolare proprio a causa della curva moderna, con i profili quadrati richiesti da quella antica. Mentre però Martin giocando con smussi, creste, e scarpette, crea una via del tutto alternativa a Voirin (N.d.R. - J.J. MARTIN: L'ULTIMO GRANDE ), Vigneron tenta per tutta la vita di infilare teste antiche dentro meccaniche moderne, e i risultati non sono sempre eccellenti.

I nasetti, anche se non è questo il caso sono anche quelli molto ispirati alla stile antico, con l'anello grande, lo spessore della paletta basso, e generalmente corti. Il colletto del bottone è doppio; il primo largo e piatto ed il secondo molto fine.

Nell'ultimo periodo della sua carriera, gli influssi del figlio iniziano a farsi sentire, in particolar modo nelle proporzioni del nasetto, che si allunga.

Rimane a mio parere l'ultimo ottimo archettaio a lavorare a Parigi usando meccaniche antiche, anche suo figlio prenderà altre strade, e lascia dietro di se una quantità considerevole di ottimi archi, considerando gli anni che ha lavorato.

Anche se il livello di finitura estetica dei suoi archi è alle volte non eccellente, sono comunque strumenti solidi e concreti. Dissento con Lui solo per la selezione del materiale, che li rende duttili ma solitamente poco sonori.

A presto

Paolo