INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO

E' uno dei motivi per i quali faccio questo lavoro. Con le mie conoscenze, invece di aprire un laboratorio di produzione, con tutte le problematiche che comporta, avrei avuto la possibilità di fare il venditore puro; di medi archi Francesi magari, e vivere sicuramente più rilassato. Ma sarei costretto a dimenticarmi momenti come quello vissuto in questo fine settimana. Un musicista eccezionale, un grande Maestro archettaio, e l'incontro surreale di due strumenti in grado di smaterializzare il tempo.  

Il M° Antonio Meneses e il mio collega, il M° Navea Vera

Mi capita spesso, e oramai da diversi anni, di far provare archi a musicisti molto importanti, ma un po per come ho impostato il lavoro, e per via del fatto che Cremona purtroppo rimane troppo laterale rispetto ai passaggi dei grandi nomi internazionali, momenti come quelli appena trascorsi sono meno usuali.

Un eccellente musicista, con nella mano sinistra, uno stupendo violoncello Alessandro Gagliano, un D.T. Navea Vera, e per una volta anche l'autore che si gode soddisfatto il risultato del Suo lavoro.

Assistere a questo tipo di incontri ti fa veramente pensare al concetto stesso di vita e a quanto lo abbiamo capito. Mettere insieme due sensibilità così speciali, e per molti lati affini, come quella del M° Meneses, e del mio collega, mi fa ripensare ai dialoghi surreali che assistevo tra mio nonno e mia nonna. Tutti e due sordi come campane, dovevamo urlare per farci intendere, ma quando parlavano tra di loro lo facevano a fil di voce, capendosi perfettamente.

La stessa cosa è successa tra questi due signori. Anche se non avevano una lingua in comune con la quale esprimersi, si sono capiti alla perfezione, tanto che il Maestro, il tempo che non ha passato provando per il bellissimo concerto che si è tenuto ieri sera, lo ha speso nel nostro laboratorio guardando lavorare il mio collega. 

Tra esseri viventi, anche se non comuni, queste cose accadono; affinità elettive, potremmo chiamarle. Meno facile che questa cosa capiti a delle macchine.

Beh si, ho usato la parola macchine, e riconosco che è un po riduttiva, ma in parte lo sono, anche se con l'aggiunta di qualcosa che credo nessuno sia mai riuscito a spiegare fino in fondo.

Vedere uno strumento pluricentenario, che interagisce e si modifica, dialogando con un arco nato solamente il giorno prima, è qualcosa che non sono ancora riuscito a spiegarmi; almeno con il raziocinio.

Non parlo di un banale cambiamento ti timbro o di volume, ma di un processo di auto allineamento tra i due oggetti. Come se dialogassero e nel giro di pochi minuti si accordassero su una linea comune da seguire.

La cosa ancora più sorprendente non è il cambiamento, che nei primi cinque minuti è continuo, ma quello che succede quando si torna all'arco precedente. Per alcuni minuti lo strumento continua a mantenere nel suono le caratteristiche che aveva con il nuovo arco.

Capisco che è difficile da credere se non si è mai assistito a questo fenomeno, ed è per questo motivo che ho chiesto al M° Meneses l'autorizzazione a farvelo vedere.

Arco da violoncello "Daniel" - D. T. Navea Vera - conorso Etienne Vatelot - Parigi 2011

Oltre al M° Meneses ed il suo bellissimo Gagliano, comprotagonista di questa storia è l'arco che il mio collega ha costruito per il concorso Etienne Vatelot 2011.

La competizione era appena terminata e io trovandomi in Svizzera decisi di andare a fare visita al Maestro.

Nella prima parte del video, la sessione di prova è appena iniziata, e lo strumento, dal carattere molto forte, non reagisce subito bene agli stimoli di questo neonato, ribellandosi quasi.

Il Maeste Antonio Meneses e il suo violoncello provano "Daniel" (parte prima)

Lo strumento, essendo abituato all'arco del Maestro, dal timbro carino, ma francamente un po meno teso, ci impiega alcuni minuti a capire il nuovo arrivato, ma una nota dopo l'altra il suono acquista volume, dinamica, e tridimensionalità; e non solo.

Se prestate bene attenzione a come suona lo strumento con l'arco del Maestro, usato all'inizio del prossimo video, vi renderete conto che somiglia di più a quello degli ultimi 30 secondi del precedente, che non ai primi sempre dello stesso.

Questo succede perché lo strumento, sottoposto ad uno stimolo diverso, e molto intenso, almeno per alcuni minuti, mantiene in parte le caratteristiche sonore dell'oggetto che lo ha stimolato, anche cambiando arco.

Il Maestro Menese e il suo violoncello provano "Daniel" (parte seconda)

Succede alle volte anche a livelli inferiori. Arriva un cliente che prova un arco del Maestro Navea Vera per una mezz'ora, e naturalmente il suono migliora notevolmente. Poi, con lo strumento bello acceso torna ad usare il proprio arco, si convince che in fondo non è malaccio neanche quello, e se ne va.

La brutta sorpresa arriva qualche ora dopo quando finisce l'effetto benefico, che naturalmente è tutt'altro che permanente, e lo strumento torna a suonare come prima.

Ringrazio il Maestro Meneses, oltre che per il bellissimo concerto, anche per la possibilità che mi ha dato di mostrarvi questi video, e naturalmente per il buon tempo passato insieme a parlar di musica e di archi.

A presto

Paolo