RENZO BECHINI; IL VERO FAUSSONE

Vi è mai capitato di pensare a proposito di qualcuno che non c'è più: "Che peccato, sarebbe stato bello conoscerlo." Ecco, a me sarebbe piaciuto conoscere il M° Renzo Bechini; personaggio geniale e mio conterraneo, di cui ho l'onore di presentarvi uno dei lavori.

Prima di illustrarvi il lavoro e la vita di quest'uomo ho il piacere di annunciarvi che anche quest'anno, l'Atelier d'Archeterie - Navea Vera & Sarri, e l'Atelier de Liutherie - Fabien Gram, faranno omaggio di un concerto alla manifestazione Mondomusica 2011.

Dopo il quartetto, il duo.

Interprete d'eccezione del concerto sarà il M° Ilya Grubert, che accompagnato dalla sua pianista Alena Cherny, daranno vita, oltre ad un magnifico concerto, anche ad un confronto interessante.

Nella prima parte del concerto il Maestro Grubert suonerà con il suo arco D.T. Navea Vera, e con un violino moderno del M° Gram. La seconda sarà invece eseguita con il suo Pietro Guarnieri, e un bellissimo arco Persoit.

Programma:

Eugéne Ysaye - Poéme Elégiaque op. 12

Franz Schubert - Sonata "Arpeggione" D 821

Richard Strauss - Sonata op. 18

Il concerto si terra all'interno del salone fieristico alle ore 11.00 del giorno 1 Ottobre.

Naturalmente siete tutti invitati e nostri ospiti. Richiedetemi un ingresso omaggio se interessati a venire scrivendomi a

info@atelierdarcheterie.com

Per tutte le informazioni inerenti la manifestazione vi invito a scaricare il programma completo degli eventi connettendovi al sito di Mondomusica.

E adesso il M° Bechini.

Del Maestro Bechini conoscevo naturalmente gli archi, ma ignoravo completamente, che dietro di essi ci fosse un personaggio simile.

Estro creativo, capacità tecniche praticamente illimitate, e testardo come solo un Toscano può essere. Pensate che quest'uomo non ha avuto nessun insegnante,e il primo arco lo ha costruito all'età di sessant'anni; quando è andato in pensione. Ciò nonostante il suo lavoro è di primissimo livello.

Più leggevo la sua biografia, scritta da lui stesso all'età di ottant'anni in un Italiano molto piacevole, che vi consiglio di andare a leggere sul suo sito ( http://www.renzobechini.it/index.php?option=com_content&view=article&id=52&Itemid=69) più mi rendevo conto di essere davanti ad un vero e proprio Faussone in carne ed ossa. Anche Lui, come il protagonista de "La chiave a stella" di Primo Levi, ha girato il mondo con la stessa identica dedizione al lavoro, con cui Faussone montava ponti, anche se per Lui erano telai per la filatura delle calze.

Credo che la frase fatta pronunciare a Faussone nel libro fosse completamente in linea con la sua visione della vita:

«Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono.»

Nella sua vita ha fatto di tutto. Il fabbro nella bottega del padre da bambino, l'odontotecnico, il musicista (era diplomato in viola), il meccanico specializzato, il commerciante di preziosi, il contrabbassista jazz, e naturalmente prima il liutaio, e poi l'archettaio.

La passione per gli archi e gli strumenti nasce, come in molti casi all'epoca, dalla necessità. Volendo studiare professionalmente il violino, e non provenendo da una famiglia ricca che potesse permettersi una spesa così importante, decide di costruirselo.

I primi tentativi dettero ovviamente risultati altalenanti, ma non si perse d'animo, e con gli anni e l'esperienza le cose migliorarono molto.

Nel 1952 si presenta, da hobbista, al concorso nazionale di liuteria contemporanea all'Accademia di Santa Cecilia di Roma, sperando di essere almeno esposto. Con sua grande sorpresa, non solo lo strumento era stato scelto dalla commissione, ma aveva anche vinto il secondo premio. Mi torna in mente anche qui un noto Chimico che ha sempre considerato la scrittura come "L'altrui mestiere".

Il 1971 anno del suo pensionamento (perché ovviamente il liutaio lo faceva nei ritagli di tempo che gli lasciava il lavoro) vince la biennale di Cremona con un violoncello, dopo di che decide di dedicarsi interamente agli archi.

Gli archi

 

Quando si analizza il lavoro di Bechini bisogna naturalmente tenere conto della mancanza totale di scuola che ha avuto. Tale carenza, da un lato deve avergli reso la vita molto difficile, in quanto ha dovuto sperimentare tutto sulla propria pelle, ma dall'altra gli ha regalato un autonomia di azione praticamente illimitata.

Se fosse stato Francese, e avesse presentato una testa simile al suo insegnante, probabilmente quest'ultimo avrebbe tirato fuori di nuovo la ghigliottina e lavato nel sangue l'affronto.

Ma il signor Bechini però non era Francese, ma Italiano e pensionato, e quindi ha potuto infischiarsene del mercato, della scuola, e dei clienti; faceva quello che gli piaceva e si vede.

La testina non è un modello classico anzi questa particolare stilistica è stata adottata solamente da un artigiano; Panormo, di origini Italiane che ha lavorato a Londra. Anche da questo si evince quel poco di genuino e bonario campanilismo che aveva; se devo copiare copio un Italiano.

La cosa più sorprendente di Bechini è senza dubbio la curva, molto ma molto vicina a quella degli archi Francesi del primo periodo; e qui esce la marcia in più che ha il tecnico.

Mentre gli allievi delle scuole di archetteria seguono alla lettera quello che i loro insegnanti gli dicono senza domandarsi se sia giusto o sbagliato, uno come Lui, che non ha avuto insegnanti, ha dovuto trovar con l'intelletto e il metodo scientifico la soluzione. Il signor Bechini era un meccanico di precisione, e molto bravo anche. Tanto per farvi un idea del livello, nel 1956 aveva uno stipendio mensile di 200.000 lire, 10.000 euro dei giorni nostri. Da buon meccanico ha capito che l'arco è una molla a balestra, e quindi non ha seguito un insegnamento cieco, ma ha ingegnerizzato la molla in modo che lavorasse al meglio.

Credetemi; ne sapeva più Lui di curve, di tanti Morizot, Bazin, e compagnia bella.

Il nasetto non è stilisticamente impeccabile; la gola non entra molto e rimane un po troppo chiusa, non dando respiro alla forma, ma l'esecuzione è eccellente, degna dei migliori Francesi.

Il bottone è veramente carino e originale. In tre parti, con l'anima in avorio scavata e l'appoggio arrotondato.

A presto

Paolo