PRAGER; I CECHI

Quello che vedete fotografato oltre ad essere un arco veramente molto carino, è anche la testimonianza dell'alto livello produttivo di alcuni artigiani Tedeschi, e di come la vicinanza alla Boemia abbia fatto un gran bene all'archetteria; e non solo a quella Tedesca.

Arco da violino Edwin Prager 1910 c.ca

Sen non bastasse il titolo del post a far capire da dove provenisse questa famiglia di ottimi artigiani, un altro indizio inequivocabile è il cognome. Dove potrà mai esser nato uno che si chiama Prager, se non a Schonlind, nell'attuale Repubblica Ceca.

Nato appunto nella vecchia Boemia, Friedrich Wilhelm Prager (1836 - 1908) rappresenta la prosecuzione di quella che fu la più grande scuola di costruzione d'archi Tedesco/Boema.

Allievo di C.F.W. Knopf, zio di Carl Heinrich Knopf, quando quest'ultimo lascia il laboratorio Bausch di Lipsia nel 1859, è proprio F.W. Prager a sostituirlo.

Rimarrà da Bausch fino al 1862, anno in cui fa ritorno a Schonlind e apre la sua attività.

A causa del fatto che non timbrò mai un arco nella sua vita, è difficile farsi un idea precisa sul suo lavoro, anche se se ne può comunque intuire il livello osservando quello dei sui due figli.

Il primogenito Gustav Adolf, nato nel 1866, compie l'apprendistato con il padre, che terminerà nel 1893. Subito dopo si sposta a due passi da Markneukirchen, a Landwust e si mette in proprio.

In breve tempo fa vedere il valore della sua scuola, divenendo uno degli artigiani più valutati in vita.

Oltre a costruire ottimi archi Gustav Prager istruisce anche i suoi due figli; Hans (1900 - 1970) e Curt (1897 - 1973). I primo si specializzo come venditore e il secondo prese la direzione del laboratorio nel 1946, sostituendo il padre che si spense nel 1956.

Il lavoro di Gustav Prager è tendenzialmente ispirato alla suola di suo padre, quindi dei Knopf, anche se subisce le influenze stilistiche dei primi Nurnberger.

Il figlio più interessante dal punto di vista costruttivo è senz'altro August Edwin, di cui potete vedere il lavoro nelle foto.

Nato nel 1875, compie l'apprendistato nel laboratorio del padre, negli stessi anni del fratello, e pur essendo più giovane di quasi dieci anni, nel 1893 anche lui lo lascia.

Contrariamente al fratello che si mette subito in proprio, Edwin segue le orme del padre e si sposta a Lipsia da Bausch dove rimarrà due anni; il 1893 e il 1894.

Nel 1895 torna a Schonlind e inizia a lavorare per proprio conto. Non è dato sapere che cosa sia successo in questa famiglia, ma sta' di fatto che le vite di queste tre persone si divideranno definitivamente nel 1893.

Edwin rimane a Schonlind fino al 1925 dove è registrato come archettaio e possedente terriero, per ricomparire nel 1930 nei registri camerali di Markneukirchen  iscritto come archettaio, dove rimarrà a lavorare fino alla morte nel 1956.

Gli archi

Pur non trattandosi di un arco di particolare pregio, l'oggetto che vedete fotografato è lo specchio di quali risultati possa dare una grande scuola.

Quando un Tedesco inizia a costruire una qualsiasi cosa, quello che fa "deve" funzionare bene! Se da un lato è certo vero che uno dei motti che più rappresenta questo popolo è: "Se non serve non è bello". Dall'altro è altrettanto vero che le cose Tedesche alle volte sono bruttine, ma ci puoi sempre fare affidamento, perché appunto funzionano.

Fatto questo piccolo preambolo, va da se che l'arco in questione ha un funzionamento meccanico eccellente confrontato con i pari livello Francesi; Morizot frères, i Lotte, i Bazin, e mi fermo. In più la selezione del materiale da costruzione è anche questa notevolmente superiore sempre ai Francesi.

Anche stilisticamente è molto interessante. E' si certo ispirato alle stilistiche Francesi dell'epoca, ma mantenendo una meccanica più vicina all'antico, Prager ha dovuto trovare un trucco per mantenere le giuste proporzioni non modificando la proiezione della testina.

A prima vista questa testina sembra una imitazione Lamy o Sartory, ma guardandola meglio e qualcosa d'altro. La larghezza è si molto simile, ma è il come la ottiene che è diverso. Invece di andare giù dritto con lo smusso e scivolare la cresta all'indietro, capovolge tutto.

Non volendo cambiare meccaniche, lascia la cresta molto alta, che ricorda sia il lavoro del padre che del fratello, e entra esageratamente con lo smusso slanciando in avanti la forma.

Avrei voluto parlarvi della differenza tra una scarpetta Francese e una Tedesca, ma dal momento che questa è stata sostituita probabilmente da un fabbro, dovrete aspettare il prossimo arco.

La prima cosa da dire sul nasetto, è che invidio quest'uomo per i magnifici pezzi di ebano che ha avuto la fortuna di lavorare. Il legno di questo nasetto è semplicemente favoloso!

Nerissimo e praticamente senza poro, da l'impressione di essere plastica tanto è compatto, e Prager devo dire, non lo  ha utilizzato male.

Ispirato anch'esso alla Francia, guarda però ad un periodo precedente; quello di Pecatte/Henry. Pur non raggiungendo il respiro dei cugini, la gola, la dimensione e lo spessore dell'anello, e l'ingresso sulle guance sono una rilettura interessante di questa scuola.

Cercando di imitare la Francia, la slitta in madreperla è conica e non parallela come in uso in Germania, e la piastrina d'argento sembra essere attaccata ad essa come in Peccatte, mentre invece è si divisa dal ginocchio, ma è comunque fissata al nasetto.

Il bottone è un classico della famiglia; in tre parti, con gli anelli in argento larghi e l'ebano stretto. Variante di questo bottone tipico per quest'autore è la parte finale incapsulata.

La coulisse è fermata con le viti anziché con i chiodini come in uso in Francia nello stesso periodo.

Timbro originale "AUG. EDWIN PRAGER"

Come detto questo arco, un ottimo strumento di lavoro, è la testimonianza della grandezza di una scuola, che non solo ha fatto curve che tengono meglio dei medi Francesi, ma che le ha anche ingegnerizzate.

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Paolo