ARCO DA VIOLINO JEAN PIERRE MARIE PERSOIT 1820 C.CA

Il mio lungo girovagare di questa estate, che, come vi sarete accorti ha anche reso discontinue le uscite dei post, mi ha fatto però incontrare due archi di rara bellezza. Un magnifico Pajeot, e l'arco che sto per illustrarvi; tra i più belli di uno tra i miei preferiti: Jean Pierre Marie Persoit

Arco da violino J.P.M. Persoit 1820 c.ca

Questo arco è talmente bello, che come vedete mi sono dilettato nella composizione fotografica, e se cliccherete sull'immagine potrete scaricare il file in alta risoluzione da poter stampare(dimensione consigliata 30 cm x 70 cm c.ca.); ve ne faccio dono.

E visto che siamo in vena di download, aggiungo anche il programma del concerto del primo ottobre alle ore 12.00, nella sala NotAntica, all'interno della manifestazione Mondomusica.

Venite ad ascoltare il nostro suono.

Vi aspettiamo!

Scarica il programma dell'evento in pdf

Avere tra le mani oggetti così rari e particolari è ogni volta un arricchimento incredibile. Gli archi provenienti da questo periodo storico, sono importantissimi per capire quale sia stata l'evoluzione di questo strumento.

Osservando ad esempio le stilistiche di questo Persoit non si può che concordare con il Maestro J.F. Raffin, che riferendosi ai lavori di F.X. Tourte e J.P.M. Persoit li definisce: "Quite individual creations".

ILM° Raffin intende dire che l'archetteria di quegli anni era talmente agli albori, da consentire agli artigiani di potersi esprimere in libertà non essendo costretti ad adattare il proprio gusto creativo a linee canonizzate.

Ogni Persoit che ho avuto la possibilità di vedere è differente dall'altro. Il musicista che suona questo arco ha la fortuna, beato lui, di possederne due. Nonostante ambedue trasmettano, come tutti i suoi lavori, una serenità e leggiadria uniche, le linee sono totalmente diverse. 

Gli smussi sono ampi ed importanti e tendono ad aprirsi all'arrivo. Sicuramente questo tipo di scelta è dettata da una ricerca sia stilistica che sonora; allargando esageratamente lo smusso andava a liberare la geometria della testina, permettendole di vibrare meglio.

Sempre lo smusso ci consente di posizionare storicamente questo arco. Dominique Peccatte, come ricorderete risolve il problema dello smusso ruotandolo verso l'interno, in modo da dare eleganza visiva, senza togliere funzionalità meccanica.

Da queste tre inquadrature traspare la voglia di meticolosità e cura del dettaglio di questo artigiano. Se guardate archi di altri colleghi di Persoit, anche grandissimi come Tourte e Peccatte, noterete che in alcuni dettagli tendevano ad accontentarsi molto. Le linee della cresta di ambedue è sempre molto irregolare, e la casetta d'avorio è sovente stortina. Questo perché tutti e due sapevano che pochissime persone sono d'uso guardare gli archi in questo modo e di conseguenza abbassavano naturalmente il livello di precisione.

Lui no. Non importava se gli altri non lo vedevano, lo vedeva lui e lo voleva perfetto.

Anche il nasetto rappresenta l'unicità che caratterizzava quegl'anni. Più lungo dei suoi abituali canoni, questo nasetto è stato concepito probabilmente senza slitta e anello, a crini scoperti. Successivamente, probabilmente lo stesso autore a provveduto a aggiungerli.

Il bottone di questo arco è meraviglioso!

Ricordo la prima volta che l'ho visto. Conoscevo da poco il proprietario di questo arco, e mi sono imbambolato a tal punto, che deve aver pensato che non fossi del tutto normale.

Questo stupendo bottone tradisce le origini lavorative di Persoit, che come ricorderete prima di iniziare a costruire archi faceva l'orafo.

Le proporzioni son a dir poco perfette, con l'anello del colletto leggermente più largo dell'altro. Il bottone è ovviamente martellato vista l'epoca, ma al contrario di molti suoi colleghi che sicuramente avevano meno esperienza di lui nella lavorazione dei metalli, il colletto più piccolo, che solitamente è schiacciato, qui è intatto.

Gli anelli d'argento non hanno chiodini di fissaggio all'ebano, ed il perché è semplice; l'ebano sotto l'argento non è rotondo come sempre, ma ottagonale. Questo piccolo dettaglio forse sembrerà insignificante a chi di voi non ha mai fatto lavori manuali,  ma vi assicuro che centrare un ottagonale fatto a lima, è un lavoro che per la difficoltà e l'attenzione che comporta può essere annoverato tra i lavori altamente usuranti.

Ed eccolo finalmente: il famoso timbro "P  R S", di cui già vi ho parlato, ottenuto limando via le lettere A e I dal timbro PARIS.

Per adesso abbiamo finito, la prossima settimana toccherà al Pajeot, ma prima vi rinnovo l'invito ad ascoltare e provare i nostri strumenti.

Potrete trovarci allo stad 295-296

A presto

Paolo