LA COMPLESSITA' DEL SUONO

Parlare di suono è un po come discutere di colori. Quando indichiamo a qualcuno un oggetto di colore rosso, è chiaro che l'altra persona vede la medesima immagine, ma sicuramente la tonalità e le sfumature che percepisce sono leggermente diverse. Questo perché ogni cervello fa una propria interpolazione; difficile, se non impossibile stabilire che cosa ognuno di noi vede o sente esattamente. Altro affare è quando percepiamo le medesime sensazioni, ma gli diamo nomi diversi!

Arco da violoncello D.T. Navea Vera - 2013

Mi è successo nuovamente la settimana scorsa. Mi trovavo in centro Italia per far provare ad un cliente il bellissimo arco da violoncello del mio collega che vedete raffigurato nella foto di apertura. La prova ha inizio in casa del musicista, in un ambiente relativamente piccolo quindi, e già dopo pochi minuti vedo il cliente entusiasta dell'arco.

Prova il nostro, poi torna nuovamente al suo, questo più volte, e fin dal primo momento la superiorità del lavoro del mio collega si fa sentire.

Finita la prima sessione di prova mi chiede la possibilità di sentirlo in teatro, solo per avere la conferma delle sensazioni appena provate. Accordo la proroga e ci diamo appuntamento per il giorno seguente.

L'indomani all'ora concordata ricevo la telefonata del mio cliente, credendo che l'ulteriore prova lo avesse convinto; invece no.

Motivazione: è molto più preciso, ma produce meno armonici del mio!

Premetto che non ero presente alla prova, ma sono comunque in accordo con questa affermazione, a patto di dare alle parole usate la giusta lettura.

Partiamo dalla prima parte. Il nostro arco in sala è risultato più preciso nella definizione e articolazione, dimostrazione evidente che il materiale è superiore, in quanto è la tensione della fibra del legno che consente di avere questi risultati. Quindi l'affermazione è corretta.

La seconda, "il mio arco produce più armonici", è corretta e mi trova in accordo, a patto di sapere esattamente che cosa significhi!

I due archi sono stati costruiti con due concetti meccanici diversi; quello del cliente ha una meccanica moderna, cioè di dopo il 1855, il nostro una antica. Va da se che le due curve non solo funzionano in modo molto diverso, ma hanno anche differenti rese sonore.

I motivi sonori che ci hanno spinto ad adottare per i nostri archi le meccaniche antiche sono precisi e di facile comprensione. Grazie alla struttura antica, più morbida e con la curva omogeneamente distribuita su tutta la lunghezza della bacchetta, si riesce ad ottenere un suono ampio, più facilmente gestibile dinamicamente, e soprattutto si può usare del legno molto nervoso, capace quindi di dare definizione e penetrazione, senza rinunciare alla bellezza sonora.

La curva moderna per sua stessa struttura è più rigida, e come sapete non fu sviluppata per migliorare la resa meccanica e sonora degli archi, ma per diminuire i tempi di produzione. Le curve moderne sono spostate molto verso la punta, questo fa si che la bacchetta sia enormemente sbilanciata, e non solo meccanicamente.

Gli archi costruiti utilizzando queste curve per i tre quarti circa della bacchetta sono dritti, e come già ampiamente detto una struttura con meno curva risulterà più rigida. L'effetto sul suono rispecchia quello puramente fisico. Si indurisce e si sporca; queste le armoniche di cui parlo.

Provo a spiegarvelo con un esempio. Chi ha suonato almeno una volta nella vita una chitarra elettrica, sa sicuramente che è possibile modificare il suono che esce dall'amplificatore attraverso apparecchi elettronici che vanno ad agire sulle frequenze (armoniche). Poniamo di avere messo tra l'ampli e la chitarra un pedale overdrive, un distorsore, e di poterlo inserire e disinserire non variando il volume di emissione. Vi renderete conto che quando il pedale è attivo il volume sonoro aumenta anche se non si agisce sul gain, questo perché da distorsione è creata inserendo armoniche estranee a quelle del suono originale. Il suono non è più forte, solo meno pulito!

La medesima cosa è accaduta con questi due archi. Il nostro scolpito e definito, l'altro con sicuramente più armonici. Anche quelli che non servono in realtà; a meno di non volere un suono graffiante alla Hendrix!

Conoscere il "suono", è in realtà molto difficile. Non solo ha una miriade di variabili, tutte da analizzare, ma soprattutto è diverso a seconda di dove ti trovi e di come ti ci relazioni.

Conosco veramente pochissimi musicisti che oltre ad avere competenza tecnica sullo sviluppo degli archi, abbiano la possibilità di fare le esperienze che il mio lavoro mi offre. Se questo signore avesse avuto la possibilità di sentire gli archi inseriti in un gruppo di strumenti, si sarebbe reso conto che mentre il nostro avrebbe continuato a sentirlo più o meno come prima, il suo si sarebbe confuso molto di più proprio per colpa di quelle arminiche.

Noi e gli strumentisti ci occupiamo di cose che sono molto vicine ma osservandole da una diversa angolazione. Dovremmo solo imparare a dialogare anche se non è semplice.

Approfondimenti:

MORBIDEZZA E RIGIDITA' 

A presto

Paolo