I RICORDI DI JOHN

In questi giorni ho ricevuto da John una copia del suo ultimo disco, "Remembrance", e come vi ho promesso, anche se non è il mio mestiere proverò a fare una piccola recensione.  Ma come prima cosa ci tengo a ringraziarlo per averci voluto citare nei crediti di questo suo ultimo lavoro.

Brian Blade, John, e Joe Lovano

Ho appena finito di ascoltarlo, e la prima sensazione che avverto, oltre a quella di leggera felicità che provo ogni volta che scopro qualcosa di bello, è quella di aver attraversato la storia del Jazz degli ultimi sessant'anni, nel breve lasso temporale di poco più di un ora. Come lui stesso lo ha definito; “Una finestra aperta sulla storia del Jazz”.

Giunto alla piena maturità musicale, John si volta indietro e scrive questo lavoro intendendolo come un tributo a tutti quei grandi maestri, come Sonny Rollins, John Coltrane, Thelonius Monk, Freddie Hubbard, ecc., che hanno influenzato profondamente lo sviluppo del linguaggio musicale di questa forma, e naturalmente anche la sua crescita artistica.

Per mettere in atto questo tributo sceglie una delle formazioni più classiche del Jazz; il trio, e chiama al suo fianco due musicisti di livello assoluto. Alla batteria siede uno dei suoi colleghi preferiti, con il quale collabora all'interno del Wayne Shorter Quartet da ormai un decennio; Brian Blade. Al sax troviamo Joe Lovano, uno dei migliori musicisti in attività, che ha contribuito egli stesso a scrivere alcune righe della storia narrata da John.

Il disco si apre con un brano in formazione classica sax/cbasso/batteria (formazione utilizzata in cinque degli undici brani), dedicato a Thelonius Monk e John Coltrane, ed è lo strano ritratto di un incontro surreale tra i tipici temi ondulatori Monkiani, e le strutture circolari ed  introspettive di Trane. Il risultato è una terza via molto efficace, dove i linguaggi vengono fusi creandone a loro volta di nuovi.

La stessa formazione è utilizzata per altri quatto brani oltre a Monk/Trane, in quelli che definirei le monografie dei musicisti. Il terzo pezzo "Sonny Side" è naturalmente dedicato a Sonny Rollins. "Blues for Freddy" il settimo, a Freddy Hubbard;  "Joe Hen" il nono a Joe Henderson e il decimo  "Play Ball".

In questi brani emerge la padronanza stilistica di John, che riesce a far affiorare i differenti linguaggi, e il carattere ormai definito di un musicista completo che caratterizza e plasma ogni forma musicale con la quale venga a contatto.

Esempi "Classici" sono "Messaien's Gumbo" e "Scenes from an Opera". Il primo è sviluppato su un tema di Messaien riletto in una chiave lievemente electro/funck che ricorda non troppo lontanamente le atmosfere della "Electric Band" di Chick Corea, di cui lui ha fatto parte con Dave Weckl per oltre quindici anni. Al trio si aggiunge il percussionista Rogerio Boccato e John suona il basso elettrico a sei corde.

Il secondo fa parte di un progetto al quale John si sta dedicando da alcuni anni, sia personalmente che con il quartetto di Shorter; la fusine e l'interazione tra Jazz e musica Classica. Il tema è chiaramente ispirato al melodramma Italiano, come l'intero movimento del brano che presenta un andamento ritmico molto scenico. Il risultato è una visione quasi onirica di questa particolare forma classica, molto piacevole e calzante alla realtà. La formazione è composta da Sachi Patitucci al violoncello, Joe Lovano al clarinetto basso, Brian alla batteria, e John al contrabbasso non pizzicato, ma suonato con l'arco; un D.T. Navea Vera ovviamente.

In "Mali" mette in evidenza l'enorme contributo dato alla musica dal continente africano. L'interpretazione della sensazione di movimento di questa terra e dei suoi abitanti risulta lampante. I suoni ed i colori del continente madre, nonostante il linguaggio alle volte non semplice, affiorano   rigogliosi rendendo molto difficile rimanere immobili sulla sedia.

Anche "Safari"  rimanda armonie esotiche, ma diversamente dal precedente John in questo caso si serve del linguaggio per descrivere un panorama onirico in cui vaga alla ricerca di quello che era e ormai non è più. Tanti musicisti che ha conosciuto, e che vagano ormai nella sua anima.

Particolare affetto mi lega a "Meditations", nata, come lui stesso mi ha detto, da una profonda   meditazione sulla figura di John Clotrane, e dalla quale si riceve una visione geniale e molto tormentata di questo Grande. Ringrazio ancora John per avermela voluta dedicare nell'occasione del suo ultimo concerto a Verona.

Il disco si chiude con un commovente cammeo eseguito con il basso elettrico piccolo a sei corde, e con il normale a sei corde, utilizzando la tecnica della sovraincisione, e altro non è che un piccolo ed intimo pensiero dedicato ad un amico al quale voleva bene e che ora non c'è più; Michael Brecker.

Che altro dire se non che ogni aspetto di questo disco è curato nei più minuti dettagli. Dalla distribuzione delle tracce, fino all'ottima qualità della registrazione che definirei a prova di audiofilo  . Un meraviglioso lavoro non comune, ne banale, come di rado se ne sentono.

Cliccando la copertina vi connetterete ad Amazon dove se volete potrete acquistarlo. Buon ascolto!

Il sito ufficiale di John

A presto

Paolo.