EUGENE SARTORY; VIOLINO 1920

Credo che il segreto che  ha reso Eugène Sartory così impossibile da dimenticare da parte dell'archetteria Francese e mondiale, parlo di quelli che gli archi li fanno e quando parlano tra di loro dovreste sentire che pareri su alcuni colleghi del passato, stia nella capacità che quest'uomo aveva di stupire.

Sartory ha prodotto molti archi, alcuni dei quali non esattamente eccelsi, ma quando uno di noi professionisti si imbatte in oggetto come quello che andrò ad illustrarvi, non può che inchinarsi e riconoscere la superiorità del grande.

Arco da violino ebano, argento, e fanone di balena, Eugène Sartory - 1920 -

Come sapete, per questo autore nutro un sentimento di amore ed odio. Ha prodotto veramente di tutto e, lo dico fuori dai denti, ma è ormai come la parabola del "Re nudo", neanche tutti fatti da Lui.

Ha avuto più di un aiutante, e in particolar modo prima della Prima Guerra Mondiale, si è visto veramente di tutto, con livelli di produzione qualitativamente altalenanti. Come ho detto "probabilmente" non li faceva tutti Lui, ma quando si vede un oggetto come quello delle foto, non è così difficile capire che è "puro".

Il periodo in cui lo ha collocato il M° Jean Francois Raffin, redigendo il certificato è il 1920 C.ca, e la datazione mi trova completamente in accordo con Lui.

La guerra è appena finita e Sartory, come tutto il resto dell'Europa, era stato costretto a fermarsi, interrompendo di fatto la propria crescita stilistica. In questo periodo era arrivato alla perfezione; il suo periodo d'oro.

Come potete vedere dalle foto, la testina a prima vista sembra richiamare molto il lavoro di Alfred Lamy "Père", il Suo insegnante principale a Parigi. L'occhio inesperto potrebbe datare questo arco a prima della guerra; magari addirittura nell'ultimo decennio dell'Ottocento.Ma se osservate attentamente la geometria della testina vedrete che c'è qualcosa di diverso rispetto alle stilistiche del suo maestro.

La testina sembra essere sottile, ma in realtà se la guardate meglio, questa sensazione di leggerezza è data dallo smusso, che in particolar modo sul lato sinistro si apre molto nella parte alta, sottraendo allo sguardo una porzione di legno che in realtà c'è.

Un po un illusionista alla Persoit, ha nascosto lo spessore con lo smusso. Guardate il lato destro, dove lo smusso meno accentuato e più chiuso, a conferma che il buon Sartory aveva come mano guida la destra, da già un impressione di maggiore spessore confrontato con quello sinistro.

L'altro elemento che mi rende certo della purezza di quest'arco è la difficoltà che ha dovuto affrontare per costruirlo. Oltre al carattere molto forte del legno, già difficile di per se da domare, questa bacchetta aveva anche un altra difficoltà; mancava del legno.

Se guardate la foto qui sopra, si nota che mentre la linea del profilo del lato sinistro è abbastanza regolare, su quello destro c'è una depressione che parte poco prima della metà della testa e arriva fino in fondo. Questa specie di avvallamento non è stato un colpo di pialla di troppo dell'artigiano; in quel punto il legno non c'è MAI stato.

Le testine da violino hanno solitamente uno spessore di 10 mm, questa, come vedrete più avanti è 8,55 mm!

Già sarebbe stato difficile avendo un margine di tolleranza zero, 10 mm appunto, ma con tolleranza -1,45, vuol dire che la testa è stata costruita intorno a questa mancanza e che quel punto della bacchetta non è MAI stato toccato con nessun utensile!

Per fare queste cose non basta un allievo. Con le bacchette sane e normali, non dico che possa costruire chiunque, ma è sufficiente essere modesti artigiani per tirarne fuori qualcosa che somigli ad un arco. Per quelle difficili ci vogliono quelli bravi, e Lui a giudicare da quest'arco lo era.

Proprio gli smussi sono la dimostrazione della tecnica e del carattere impulsivo di Sartory. Sono eseguiti a coltello, regolari, e fatti molto velocemente. Pur essendo ambedue molto fluidi, il destro è più aperto del sinistro, a dimostrazione che son stati eseguiti molto velocemente, e che aveva una grandissima mano, per poterli fare così omogenei lavorando in velocità.

Il Nasetto

Mah?

Che cosa dire del nasetto. Come prima cosa provo una profonda invidia per l'ebano che gli archettai avevano a disposizione in quantità a quei tempi.

Nerissimo e praticamente senza poro, veramente molto difficile da reperire al giorno d'oggi, e quando hai la fortuna, come ho avuto io di trovarne alcuni pezzi, te li prezzano come i diamanti.

La stilistica è un classico dell'autore, con un tocco di raffinatezza in più. La paletta e l'anello, sono molto spessi, come in uso all'epoca, e la gola è una circonferenza regolare, che nella parte superiore si lancia verso l'esterno del nasetto. Il vero marchio di originalità.

In più come vedete la parte inferiore è squisitamente conica. Dettaglio che sembra ininfluente ma che alleggerisce e da eleganza alla forma.

Naturalmente, visto l'occhio "Parigino", obbedendo proprio ad una Sua regola stilistica, il bottone e pieno.

Anche i colletti del bottone sono un classico: il primo molto sottile e il secondo largo e piatto.

Come in tutti i Suoi nasetti, la coulisse è fissata con due chiodini.

Anche se mi rendo conto che per la maggior parte di voi non susciterà un così grande interesse, aggiungo alle descrizioni anche le schede tecniche degli archi che fotograferò da questo momento in avanti, perché sono informazioni veramente importanti, difficili da reperire se non con anni di esperienza e credo sia doveroso divulgarle.

Aggiungo in oltre, che per chi fosse interessato a vedere e/o provare una testimonianza del lavoro di un grande, difficile da incontrare così pura, può passare a trovarci; sarà in esposizione da noi per le prossime settimane.

Per un appuntamento contattateci qui.

SCHEDA TECNICA ARCO DA VIOLINO SARTORY 1920

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Timbro originale

A presto

Paolo