SIGNORE E SIGNORI, "IL GIURANNA"

SENZA PAROLE!

Beh, è vero che questa meraviglia non necessita di commento alcuno; un immagine dice più di mille parole e in quanto a fotografie, questa volta non mi sono risparmiato; ma voglio almeno raccontarvi la storia che ci ha spinto a dedicarlo al Maestro Bruno Giuranna.

L'antefatto

Ho incontrato per la prima volta il M°Giuranna circa un anno fa, e totalmente per caso. Avevo appuntamento con il M° Franco Petracchi al teatro Ponchielli di Cremona, era li per l'annuale concerto di fine corso del Accademia Walter Stauffer. Non so per quale motivo, forse il caldo torrido di quei giorni, non avevo minimamete pensato che avrei potuto incontrare il M° Giuranna al concerto della scuola dove ha insegnato fin dalla fondazione, e quindi, non mi ero portato il bellissimo arco da viola che il Maestro Navea Vera aveva appena finito.

Dovevo rimediare!

Mi avvicino al Maestro, mi presento, e naturalmente gli parlo della nuova meraviglia; il "Vello d'Oro".

-"Mi farebbe molto piacere provarlo"- mi dice. -"Faccio un salto in laboratorio e torno indietro se vuole"-. -"Grazie, ma tra dieci minuti ho la prova e non so se..."-. -"Non si preoccupi ce la farò!"-

Stacco; cambio di inquadratura; un pazzo che sotto il sole cocente di prima estate tenta di abbattere il record mondiale di Usain Bolt.

Otto minuti e mezzo, e 1200 m dopo, quello che rimaneva di me era di nuovo davanti al M° Giuranna.

-" Puff, pant, puff, pant, eccolo Maestro"-.

-"Complimenti, è bellissimo!", -"Grazie Maestro, sa il mio collega non è un novizio del mestiere; costruisce da più di trent'anni"-. "Lo vedo!"-

A questo punto lo ha messo sulla corda. Vedete, quando si propongono strumenti o archi da provare, naturalmente ci si espone alla critica e al giudizio; quello però che molti musicisti non tengono in conto, è che anche loro provandoli rivelano molto, non solo del modo di suonare, ma anche di se.

Ho sentito dire molte cose sui lavori del mio collega; lodi, critiche, cattiverie alle volte, ma mai quella che considero la più giusta.

-"E' piacevolissimo da suonare"-

Come spesso ho scritto, l'arco in ultima istanza è una molla a balestra. Non ci sono volumetrie e bombature da scavare, ma solo uno stuzzicadenti da piegare con il calore e la forza delle braccia. Non esiste nessun archettaio che può dire con precisione a che temperatura va portato il legno per essere piegato, primo perché non esistono due legni uguali, e secondo solo le mani dell'artigiano lo sanno. Chi fa questo lavoro con amore e passione riesce a trasferire l'eco del suo io profondo nei suoi archi, ed il mio collega, prima di essere un Grande archettaio è un uomo buono, onesto, e umano, ed è proprio questo che ha sentito il M° Giuranna.

Che vi devo dire; "Affinità elettive".

Un momento speciale

La storia fa un balzo temporale in avanti. Agli inizi di Novembre dello scorso anno, sapendo che il M° Giuranna, stava facendo lezione in accademia a Cremona, prendo la palla al balzo e mi dirigo verso la sede della Stauffer, con il preciso intento di chiedergli una cortesia molto particolare; quasi sfacciata.

-"Buongiorno Maestro, come sta'?"-, -"Bene grazie e lei? Mi ha portato qualcosa da vedere?"-, -"Si Maestro, ho qui un arco da viola del mio collega, ma in realtà sarei venuto a chiederle una cortesia"-.

Dopo avergli domandato il favore, ha preso l'arco, e pensieroso si è avvicinato al pianoforte dove c'era l'allievo a cui stava facendo lezione, domandandosi probabilmente se ero pazzo o solo arrogante, visto la cortesia che gli avevo chiesto e considerando che praticamente non mi conosceva.

Come spesso succede, Daniel mi ha dato una piccola mano. Tornato dall'allievo, ha suonato un frammento, dopo di che mi ha guardato e alzandolo in aria ha detto: -"Complimenti per il bellissimo arco!"-.

A questo punto deve aver sentito la stessa sensazione di piacevolezza dell'estate precedente, perché si è seduto, e per la mia grande gioia, e grazie alla bravura di Daniel, ha eseguito per me, e per i pochi presenti il preludio della prima Suite di Bach per violoncello.

La ricerca

Sono uscito dall'aula estasiato. Per la cortesia che generosamente mi aveva concesso, ma soprattutto, per il momento di bellezza che mi aveva regalato. Quest'uomo ha un modo di suonare d'altri tempi, raro da trovare, e di cui sento molto la mancanza. La musica, anche quella classica, è ormai arrivata al giorno d'oggi ad un tale livello di spettacolarità da essere intollerabile. Musicisti con più o meno talento, ma di sicura scarsa cultura, che saltano sul palco come fossero degli scimmioni, completamente dimentichi dell'importanza e della bellezza di quello che stanno suonando.

Il rispetto che quest'uomo ha per la musica, e per i compositori che l'hanno scritta, è lo stesso di cui parlavo a proposito di Horowitz e Gould, nel post "Shakespeare scriveva per soldi". Rispetto legato ad una dimensione umana di onestà, umiltà, e cultura.

Sono tornato in laboratorio e ho raccontato a Daniel, come era stato accolto il suo arco, e gli ho proposto di sdebitarci con il Maestro dedicandogli qualcosa di particolare.

Trovare il legno per gli archi da viola non è mai stata una cosa semplice; i violisti sono i più complicati da capire ed accontentare. Il suono della viola proprio per il registro che ha, può piacere molto leggero e chiaro, simile ad un violinone, oppure scuro e profondo, quasi a cercare un piccolo cello.

Mi stavo preparando ad una ricerca lunga e meticolosa, quando mi è caduto l'occhio su una bacchetta che era per sbaglio (evidentemente non era uno sbaglio anche se non lo sapevo ancora) nella rastrelliera degli archi in lavorazione. 

Quello che era ce lo avete davanti.

L'arco

Non c'è dubbio, quando vedi una grande bacchetta da viola la riconosci al primo sguardo.

Denso e compatto, la vernice non riusciva a penetrare nel poro quasi fosse plastica, tagliato perfettamente e con una fibra lunga e regolare.

Il colore è decisamente marrone scuro, e presenta delle striature nere dovute ai sali minerali su tutta la lunghezza della bacchetta.

La marezzatura è particolare, e lo fa somigliare molto al legno serpente; più leopardato che tigrato per capirci. Ed essendo molto leggera da riflessi cangianti al rosso intenso.

Il nasetto è come sempre un modello personale ispirato liberamente a Dominique Peccatte, anche se qui è stata aggiunta una piccola raffinatezza stilistica. Se osservate attentamente la foto della slitta vi accorgerete che l'ebano è leggermente conico, questo per alleggerire e armonizzare.

La montatura è in oro, ebano, madreperla a "cuore", tartaruga, e bottone pieno.

Peso: 71.5

Lunghezza: 72,8 cm

L'unico rammarico che abbiamo, è di non averlo potuto mostrare al M° Giuranna, perché è stato venduto lo stesso giorno che il M° Navea Vera lo ha finito.

La persona che lo ha comprato mi ha però permesso, nonostante averlo già pagato interamente, di portarlo a Parigi due giorni dopo, alla corte del M° Bernard Millant.

Non mi addentrerò per scaramanzia, nei particolari dell'incontro, perché è veramente andato oltre ogni più rosea previsione, posso solo dirvi che Daniel è uscito da quel laboratorio felice come poche altre volte lo avevo visto.

Questa settimana l'insonnia mi ha torturato! Se il prodotto delle mie notti bianche vi piace, cliccate e scaricate il file ad alta risoluzione

Clicca e scarica

A presto

Paolo

A Antonia e Marco