PERCHE' L'ARCHETTERIA E' FRANCESE?

Perché gli Archi sono Francesi, i Violini Italiani, e la Filosofia Greca? Perché sono esistiti Tourte, Stradivari, e Socrate. Non fa una piega!

Francois Xavier Tourte

Prima di spiegare l'affermazione di apertura, che al primo sguardo è sospettabile almeno di ovvietà, colgo l'occasione per ringraziare tuttti coloro che sono venuti a farci visita a Mondomusica. E ora senza altro indugio entriamo nel vivo dell'argomento,

Per iniziare questo secondo anno di articoli, ho pensato di occuparmi più approfonditamente della parte che riguarda la storia evolutiva dell'arco. Ma prima di addentrarmi in alcune monografie di Maestri illustri, credo sia più utile  focalizzare il momento in cui queste scuole si sono formate e perché.

L'evoluzione degli strumenti e degli archi, come della maggior parte delle cose, pensiero compreso, è caratterizzata da personaggi chiave, dall'intelletto, intuito, e sensibilità superiori alla media. Che creano con la loro opera delle vere e proprie fratture tra il prima e il dopo, modificando radicalmente e definitivamente il mondo a cui si sono dedicati.

La liuteria Italiana, anche quella moderna, deve ringraziare almeno due geni assoluti di questa disciplina: Stradivari, e Guarnieri. Dopo che loro hanno messo le mani sul violino, modificandone volumetrie, dimensioni, e bombature, lo strumento ha praticamente concluso la sua evoluzione strutturale; è sempre lo stesso.

Nell'archetteria cambiano i nomi e i luoghi, ma il modo in cui il processo si sviluppa è assolutamente identico, se non ancor più evidente.

I nomi dei due Padri dell'arco moderno sono Francois Xavier Tourte detto "Le Jeune", e Jean Pierre Marie Persoit. Questi due signori in modo diverso hanno dato il più grande contributo allo sviluppo dell'arco moderno e della scuola di archetteria classica Francese.

Tourte, come già detto altre volte è un assoluto extraterrestre e rappresenta il Big Bang dell'arco moderno. Se confrontate i suoi lavori, non dico con quelli dei suoi predecessori, ma con quelli dei suoi contemporanei, e successivamente fate lo stesso con un arco dei nostri giorni, la sproporzione temporale vi apparirà lampante.

Un Tourte costruito nel 1800, è esattamente identico, se non per una modifica nella distribuzione della curva introdotta da parte di Sartory intorno al 1890, ad un arco costruito oggi 2009; duecento e passa anni dopo. Il nasetto chiuso, con i crini coperti, l'anello, la coulisse, la mortasa e l'uso del pernambuco. Se aveste la possibilità di vedere la produzione di Tourte, vi rendereste conto che, anche se per alcune cose al livello embrionale, aveva già fatto tutto, anche dal punto di vista stilistico. Se invece guardate gli archi di un suo quasi contemporaneo, Nicolas Duchaine I, costruiti nel 1780, e cioè vent'anni prima, non vi sembreranno neanche parte della stessa famiglia dei moderni.

Un altra pedina fondamentale per la scuola Francese è sicuramente rappresentata da quello che definisco il più grande businessman della storia degli strumenti classici:  Jean-Baptiste Vuillaume.

A quel tempo scuola e lavoro erano intrecciati molto strettamente. Chi voleva imparare un mestiere doveva lavorare in una bottega già avviata, e quella più ambita di tutte era quella di Vuillaume, perché per lui lavoravano i migliori artigiani di quel tempo. Faccio un esempio: Dominique Peccatte, a cui io do un terzo posto exequo con Etienne Pajeot nella classifica degli artigiani più importanti per questa disciplina, all'età di sedici anni si spostò da Mirecourt a Parigi ed entrò a lavorare nell'atelier Vuillaume. Questo gli diede la possibilità di studiare con un maestro assoluto; il numero due appunto, Persoit. Personaggio tanto geniale quanto particolare, di cui avrò modo di parlarvi nelle prossime settimane.

Naturalmente con il passare dei secoli il know-how, si è diffuso almeno in buona parte d'Europa. In Germania c'era Pfretzschner, che aveva studiato e lavorato da Vuillaume, e ha contribuito allo sviluppo di una via Tedesca all'arco, molto più votata alla concretezza e la solidità della Francese.

In Italia si è seguito invece una via trasversale imperniata nella selezione scientifica del materiale da costruzione, e nell'applicazione di tale metodo alle tecniche costruttive classiche.

Oggi giorno, tra la qualità di un arco costruito in Francia, e un altro in Italia o in Germania la differenza non esiste più; ci sono voluti un paio di secoli, che considerando l'innata reticenza degli artigiani nell'insegnare i loro segreti, non sono neanche tanti, ma finalmente in alcuni casi si è assistito anche a dei clamorosi sorpassi.

Dopo tutto, i Greci ci hanno regalato la filosofia, mai noi abbiamo imparato ad usarla; anche se credo che abbiamo ascoltato un po troppo Aristotele.

A presto

Paolo.

Il nostro stand a Mondomusica 2009