MARTE E VENERE

Spesso sul blog ho paragonato il mio collega, il M° Navea Vera ad alcuni grandi del passato; Jean Pierre Marie Persoit, è l'altro mi preferito insieme a lui e quello che secondo me più gli somiglia. Capisco che qualcuno di voi potrebbe darmi del pretenzioso, ed è per questo motivo che l'altra notte mi sono divertito a fotografare per voi le ultime due creazioni del D.T.; Marte e Venere.

Venere; Avorio, oro, e tartaruga

Marte; Ebano, oro, e tartaruga

Sono troppo belli per non farveli vedere, ed in oltre in questo modo avrò la possibilità di illustravi tutte le parti dell'arco dettagliatamente, e voi potrete fare da soli il confronto con i vari grandi cliccando Qui, e con Persoit Qui

Venere

La bellezza della bacchetta che immaginavamo, ha mantenuto se non superato le aspettative. Venere è uno degli archi più femminili che ho visto. Marezzato dalla testina fino a nasetto, essendo molto denso, e montato in oro e avorio; entrambi materiali dal peso specifico elevato. La bacchetta di questo arco è venuta particolarmente sottile.

E' stato possibile per il M° Navea Vera assottigliarla così tanto, perché anche se molto fine, questa bacchetta ha una velocità di propagazione del suono elevatissima, e oppone una buona resistenza grazie alla tensione delle sue fibre. Ed in oltre il fatto di essere così sottile gli regala oltre ad una meccanica eccellente, anche un enorme duttilità sonora.

Lo stile della testina, come quello del nasetto del resto, sono dominate come in Persoit da una viva gioiosità. Come per il Grande maestro, le linee di questo arco si fondono l'una sull'altra rivelandoci il carattere e la personalità dell'autore.

Questa testa ad esempio ha due bocche, e sorridono tutte e due; anche se in modo diverso. La prima è quella più evidente; la scarpetta in avorio, che con questa inclinazione della casetta e la curvatura della base si tende in un sorriso sveglio e arzillo. La seconda, lo smusso; è un sorriso più semplice, bonario e generoso. Questo perché l'appoggio della scarpetta e l'inclinazione della casetta  sono la parte che è possibile costruire più razionalmente. L'esecuzione dello smusso è al contrario tutta natura, la parte più umorale: la mano gira così e così viene.

E infatti è li che più si riesce a capire con quale mano lavori l'archettaio. Daniel ad esempio è mancino, e di conseguenza lo smusso destro si apre ed entra un pochino di più del sinistro.

E parlando di smussi

Queste due foto mostrano meglio la diversità di giro dovuta alla lavorazione. Come potete vedere questa prospettiva mostra come i due smussi siano di dimensioni praticamente uguali, nell'altra vista si vedono diversi perché la torsione non è uguale.

L'arrivo della bacchetta è in perfetto stile francese, anche se la linea della cresta rivela anch'essa la mancinità di Daniel.

Il nasetto

Sfortunatamente l'avorio non permette di vedere molti particolari di lavorazione eccezion fatta per il disegno della gola. Se per la testina Daniel dice di ispirarsi a Sartory, anche se io guardandole vedo Lui e non l'illustre collega del passato, la gola è in odore di Peccatte; ma più raffinato.

L'anello è altrettanto importante, ma la paletta è più corta, che da un effetto meno sguaiato, e la parte superiore si assottiglia man mano che arriva al culmine. Come potete vedere, nella foto precedente si nota meglio, la paletta superiore avvicinandosi alla pelle si abbassa leggermente.

Questo è uno stratagemma per far vedere dritto lo storto. Ovvero, dato che in quel punto l'arco ha molta curva, se Daniel lo avesse fatto dritto, guardandolo vi avrebbe dato l'impressione di scendere.

Questo bottone è parallelo e con il doppio colletto; il prossimo no!

Come potete vedere lo smusso del bottone non è enorme, e essendo molto inclinato, quando lo si osserva frontalmente si riduce ulteriormente.

La slitta è leggermente conica e alla Peccatte è attaccata alla parte superiore del ginocchio.

Come si può vedere le due parti metalliche del ginocchio non sono unite.

La fasciatura eseguita in tartaruga e piattina d'oro. E adesso...

Marte

Il Dio della guerra; questo non è un arco, ma come ha detto un amico, un arma impropria.

Nonostante Daniel sia riuscito in parte a domare il carattere rabbioso ed irruento di questo magnifico materiale, l'aspetto generale è più serioso che nell'altra.

 

Le striature disegnate dalla vena fanno si che sia impossibile riuscire a sovrastare e dominare completamente questo materiale; nonostante l'impegno, rimane comunque una testa piuttosto determinata.

5980 m/s su una scala massima di 6000, questa la sua capacità di vibrare. Denso, concreto e potente, al contrario del precedente molto maschile e pronto alla pugna. Non quello anzianotto e remissivo di quando Venere appunto gli metteva le corna con Adone.

Una pasta densissima, scura, e piena di sali minerali, come potete vedere dalle striature della testa. Un tipo di pasta che unita alla velocità del suono regala a questo arco un timbro caldo e profondo, ed una quantità di volume impressionante.

Il nasetto

 

Sull'ebano anche in foto è più semplice intuire dettagli. Come la morbidezza con cui la guancia scivola nella gola ad esempio.

Ed in più si può osservare come sia possibile ingannare la vista. Se guardate bene l'occhio, vi accorgerete che non è posizionato perfettamente in centro, ma è leggermente spostato per ingannare lo sguardo e farci vedere una cosa sbagliata giusta; che altrimenti avremmo visto sbagliata. A voi scoprire se più in alto o più in basso.

Anche questo nasetto richiama echi Pecattiani, anche se l'occhio è più in odore di Tourte.

Il bottone ha il doppio colletto e lo smusso molto inclinato, ma finalmente sono riuscito a convincere Daniel a farlo anche conico; Meraviglioso!

E una delle cose che mi piacciono di più dei suoi nasetti; la prospettiva tra la madreperla dell'occhio e quella del nasetto. Con queste madreperle in special modo, quando lo si guarda da dietro si accende di luce.

La slitta è conica e unita alla parte superiore del ginocchio.

Fasciatura in tartaruga e piattina d'oro.

Spero che questa piccola digressione dalla storia vi sia piaciuta; questi due archi erano veramente troppo belli per non farveli vedere. Ad ogni buon conto la prossima settimana si ricomincia con la gente che è ormai, e da un pò, tra i più. Toccherà a Fonclause.

A presto

Paolo.