L'INCUBO DELL'ARCHETTAIO: IL LEGNO TRADITORE

Il Pernambuco è un legno meraviglioso! Teso e nervoso, compatto e carnale, pieno di colori che vanno dal giallo ambrato fino al nero attraversando un arcobaleno di infinite sfumature. La sua fibra longitudinale è incredibilmente dritta e si intreccia con i raggi midollari, lunghi e regolari, facendolo apparire come un vero e proprio tessuto pieno di luce, fatto da un telaio. Il Pernambuco bello, è bello come una donna bella, ma come le donne, più è bello e più è capriccioso! "Ca va sans dire" come direbbe appunto un Francese.

Non so se vi ho mai detto che la percentuale di legno buono per fare archi, su tutto il pernambuco esistente è lo 0,05%. Come sapete, oggi giorno il legno per archi viene selezionato usando come parametro fondamentale la velocità del suono. In Italia ad esempio gli archettai iniziano a comprare legno a partire dalla velocità di 5500 m/s, costruiscono tra il 5600 e il 5700 il loro livello normale, tra il 5800 e il 5900 il livello assoluto, sopra il 5900 e fino a 6000 e oltre (anche se di poco), se tutti i "se", si risolvono positivamente, si può arrivare al miracoloso.

Oltre a essere poco il materiale buono per costruire, anche le percentuali sono importanti: le bacchette sopra al 5700 sono circa 25-30, su 100 selezionate dallo 0,05% del totale, e io in carriera ne ho viste solamente tre sopra i 6000 m/s di cui una inutilizzabile. La più alta naturalmente, un 6167(Sigh!).

Questi numeri, sono naturalmente da considerare in un modo perfetto fatto di maghi buoni e fatine azzurre, perché naturalmente il legno, come tutto, è soggetto a malattie e danni di varia natura, che riducono ulteriormente la percentuale di materiale utilizzabile. Ed in oltre, come nel caso delle tre bacchette della foto, ci si rende conto che sono da buttare solo dopo averci lavorato due settimane dalla mattina alla sera. Non sempre i difetti sono visibili quando il legno è grezzo e per tirali fuori bisogna spaccarsi la schiena a suon di pialla.

Le imperfezioni più frequenti che possono essere nascoste prima della lavorazione sono essenzialmente tre:

1) I nodi

2) Le aperture longitudinali

3) I cancri

Andiamo con ordine ed analizziamoli uno alla volta.

I Nodi

I nodi sono comuni ad ogni tipo di pianta in quanto un nodo è la nascita di un nuovo ramo. Questo difetto anche se spaventa molto i musicisti, non è quasi mai una presenza invalidante. Nel caso della bacchetta della foto ad esempio ci sono due nodi; uno a destra abbastanza largo, e l'altro a sinistra più stretto. Se ci fosse stato solo il primo probabilmente questa magnifica bacchetta da violoncello, velocità 5720 m/s, sarebbe diventata un bellissimo arco, proprio perché è molto largo e la sfiora solo tangenzialmente. Ma c'è anche il secondo, più stretto ed insidioso che attraversa la bacchetta da una parte all'altra. Anche il secondo nodo probabilmente non si sarebbe mai aperto, ma abbiamo ritenuto che il gioco non valesse la candela ed abbiamo abbandonato.

Le Aperture Longitudinali

Questo problema, può apparire già dalla prima sgrossatura, ma si evidenzia in particolar modo al momento della prima piega. L'archettaio, prima scaldando e poi piegando il legno apre definitivamente la crepa che già si stava formando. Le cause di tali rotture possono essere diverse. Un evento atmosferico come del vento forte, oppure il cambio repentino di umidità, in Brasile molto più alta che in Europa, indeboliscono la struttura del legno che quando viene lavorata spesso cede. E dico spesso, perché alcune volte capita che la microfrattura si trovi dentro la bacchetta e non si veda all'esterno. L'archettaio, che non è dotato di vista a raggi X, non la vede, e un bel giorno puff, l'arco si apre tra le mani dell'utilizzatore. L'ho già visto succedere personalmente!

I Cancri

 

Questa è la vera piaga subdola ed imprevedibile di ogni archettaio. Il cancro è una vera e propria rottura trasversale della fibra, e di solito è un forte vento a provocarla. Le fibre molto tese della pianta si fratturano sotto la pressione del vento, e quando cessa vanno a riposizionarsi nello stesso punto così chè sono difficili da vedere. Nelle foto si vedono bene perché le ho evidenziate bagnandole con l'alcol. Purtroppo a questo tipo di danno è stato dato un nome tanto terribile, quanto appropriato. Da questo problema raramente si fugge, come nel caso della bacchetta fotografata. Il cancro la attraversa totalmente da una parte all'altra, e in realtà questo non è un pezzo di legno, ma due, perché, anche se sta ancora insieme, in quel punto la fibra non è attaccata. E anche questa bacchetta da violino, 5794 m/s, è finita, nostro mal grado nel dimenticatoio. Non dimenticherò mai la faccia del M° Navea Vera, ne lui dimenticherà la mia credo, quando felici come bambini guardavamo entusiasticamente la nostra bacchetta 6167 m/s, passandocela l'un l'atro e facendo commenti compiaciuti del tipo "ma che bella pasta", oppure, "guarda che magnifica fibra dritta" e, "che dire del taglio: perfetto". Avevamo tra le mani "LA" bacchetta, e ce la godevamo, quando preso da un inspiegabile angoscia dico al M° Navea Vera: "Daniel, mettici la pialla sopra quanto prima; voglio vedere cosa c'è sotto". Meno male che questa volta almeno non c'è stato bisogno di lavorarla. Mentre gli dicevo questa frase, ci siamo accorti dell'orrenda riga che la attraversava completamente, e in un attimo ci è sparito dalle mani il sogno di ogni archettaio.

A presto

Paolo