LE JEUNE

Qualche anno fa, Pierre Guillaume mi disse che il periodo migliore nella vita professionale di un archettaio è quello che va dai trenta ai quarantacinque anni. Dopo questa età, a parer suo, gli occhi e le mani degli artigiani, iniziano un lento ma inesorabile declino, e di conseguenza anche i loro archi. Posso dire per esperienza personale, che ne conosco almeno uno che nonostante sia ormai oltre i cinquanta ha ancora un livello altissimo di costruzione, addirittura migliore di quando ne aveva trenta. Ma pensare che l'arco che vedete qui sotto lo abbia costruito un ultrasettantenne, fa credere seriamente agli extraterrestri!

Testa arco da violino F.X. Tourte

Quando si osserva il lavoro di Francois Xavier Tourte, "Lo stradivari dell'arco", o più semplicemente Tourte "Le Jeune", si rimane affascinati dall'enorme e rapido sviluppo stilistico e meccanico degli archi da lui costruiti, e quasi non ci si rende conto che mano a mano che si avanza, la mano, oltre allo stile, continua a evolversi e raffinarsi. Pensate che  il "Periodo d'oro" di questo Maestro è collocato tra i sessanta e i settantasette anni! Questa è l'età in cui ha costruito quello che è considerato da Raffin e Millant, il suo arco più bello(ndr. Millant e Raffin - L'Archet).

La storia

Figlio di Nicolas Pierre Tourte, prima ebanista e poi liutaio/archettaio(le due professioni non erano ancora divise), e fratello di Nicolas Léonard, detto "l'Aiene", considerato il primo archettaio puro, diciamo. Il giovane Francois Xavier, durante i primi anni di vita frequenta il laboratorio paterno e apprende i rudimenti della professione. Nel 1760 proprio il padre, con l'intento di far imparare al giovane Francois un altro mestiere che gli desse maggiori possibilità lavorative, lo introduce come apprendista presso il laboratorio di orologeria del figlioccio. Qui apprenderà il mestiere di orologiaio e lo eserciterà per i successivi otto anni.

Alla fine degli anni '60, dopo che ormai da qualche anno è sopraggiunta la morte del padre, lascia il lavoro di orologiaio ed inizia ad aiutare il fratello, costruendo le parti meccaniche degli archi, e mettendo così a frutto l'esperienza maturata nel precedente lavoro. Nel 1774 Francois inizia a costruire archi con il fratello, e ben presto ne eguaglia e supera la maestria. E' proprio in questi anni che avverrà il fortunato incontro con Giovanni Battista Viotti, che contribuirà allo sviluppo dell'arco moderno.

La collaborazione con il fratello si interruppe poco dopo la rivoluzione; all'incirca nel 1791. Nicolas Leonard, reo di aver fraternizzato un pochino troppo con l'aristocrazia Francese, venne perseguitato, come Viotti del resto, costretto a fuggire da Parigi, dai figli della rivoluzione fino al 1807, anno in cui sparì facendo perdere ogni traccia di se (o fu fatto sparire; mah?). Nel 1791, anno in cui vengono abolite le Corporazioni, Francois Xavier apre finalmente la sua attività, e continuerà a costruire fino alla morte avvenuta probabilmente nel 1835.

La meccanica

Non è facile decidere da dove partire ad illustrarvi le innovazioni meccaniche introdotte da Francois Xavier Tourte, la cosa più semplice da fare sarebbe dirvi: - Lo vedete l'arco che avete in mano; ecco, prima di lui non c'era!-

Come prima cosa si dedicò ad affinare il meccanismo del nasetto. Grazie alle sue conoscenze mise a punto il meccanismo di vite e madrevite; trasformò il bottone, da semplice pomellino in avorio, ad il più articolato e complesso da fabbricare "tre parti", in ebano, argento, e madreperla.

Bottone in tre parti

Sotto consiglio di Viotti, trovò un modo per proteggere meglio i crini, chiudendo il nasetto con la slitta in madreperla e l'anello d'argento. Per limitare l'usura dell'ottagono, aggiunse al nasetto una sottile lamina d'argento chiamata in gergo "coulisse". Ha accorciato la lughezza della paletta rendendo la struttura molto più robusta. Dopo di che a messo le mani sulla bacchetta.

Slitta, ginocchio, e anello

Ha testato molti legni esotici, e alla fine è approdato al legno che noi adoriamo come una divinità, tanto sono eccezionali le sue qualità; il Pernambuco. Ovviamente cambiando materiale è stato necessario ripensare completamente il meccanismo, le dimensioni, e i pesi degli archi.

Il pernambuco è un legno dalle qualità eccezionali, e proprio per questo motivo è stato necessario trovare un modello di curva che ne riuscisse a controllare la forza. E anche se in seguito verrà chiamata "Curva Peccatte" (ndr. Morbidezza e Rigidità), in realtà è stata sviluppata da Tourte.

Lo stile

Più che descrivere lo stile, si può parlare del carattere di Tourte, perché, come già detto, osservando il suo lavoro si può vedere, anche se in accenno, tutto quello che è venuto dopo.

Se avessi la possibilità di mostrarvi tutte le foto di archi pubblicate da Raffin sul suo magnifico libro l'Archet, vi rendereste conto di quello che dico. I primi archi di Tourte sono modello "Cramer", lo stesso utilizzato dal fratello. La testa con la gola che rientra all'indietro ed un rudimentale meccanismo del nasetto a slitta piatta, e procedendo si incontrano i futuri Adam, Maline, Peccatte, ecc., fino praticamente a Sartory.

Il carattere

 

Quando ci si trova davanti ad artigiani di questo livello, si ha l'impressione, osservandone i lavori, di conoscere un pò anche lui. Sia dal punto di vista meccanico che estetico i Tourte rimandano una sensazione di seriosità austera. Le linee delle teste e dei nasetti, non sempre perfette per altro, rimandano echi di una personalità probabilmente non troppo socievole, ma determinata e autoritaria. E proprio da quelle imperfezioni, che abbelliscono le teste esce fuori l'irruento Tourte. Un pò come i ricci di Guarnieri del Gesù, che sono si orrendi, ma più li guardi e più ti piacciono, e non riusciresti a vedere quel violino con una testa esteticamente perfetta.

La stessa cosa la si può dire delle bacchette. L'esecuzione dell'ottagonale, al contrario delle teste, è perfetta, anche dopo i settant'anni. Non ho mai visto lavorazioni di questo livello in nessun altro autore, e considerate che gli utensili utilizzati non erano come quelli di oggi. Ed in oltre la qualità del legno.

Se poteste vedere la sua produzione vi accorgereste che i criteri utilizzati per la selezione del materiale seguono parametri completamente diversi da quelli dei suoi tempi. Il pernambuco era ed è un legno molto diverso da quelli utilizzati in quel periodo. Non ha di sua natura un timbro morbido come il Legno Serpente ad esempio, e quindi molti artigiani, pur utilizzandolo cercavano di ottenere timbri simili, costruendo con materiale denso e scuro, che però novantanove su cento non suonava. Uno degli esempi più significativi è Lamy, che prediligeva legno molto scuro e pesante, con timbro morbido ma non efficace; mai trovato un Lamy che suona. Questo si avverte anche nelle estetiche di teste e nasetto di questo autore; bellissime e perfettamente eseguite, ma un pochino moscette.

Il legno utilizzato da Tourte invece è molto vario. Alle volte è scuro, altre è chiaro, altre ancora è leggero, o denso, ma la caratteristica sonora dei Tourte è molto uniforme. Suono rotondo dal tallone alla punta, potente, e che corre. I Tourte che ho avuto la fortuna avere tra le mani sono quattro, tra cui quello fotografato, e tutti, dico tutti funzionavano ancora in maniera perfetta. E considerata l'età di questi capolavori, questa cosa è veramente miracolosa. Quando ho fatto le foto al Tourte che vedete, non era solo, ma faceva parte di una collezione di ventidue archi di tutti i più grandi: Peccatte, Maline, Adam, ecc.. E non ci crederete, l'unico che era ancora suonabile era il Tourte. Il più vecchio di tutti. Come dicevo all'inizio; Un alieno!

A presto

Paolo.