LA FABBRICA DI ARCHETTAI

Se da una parte la storia dell'archetteria moderna è stata scritta da pochi illuminati, dall'altra è stata fatta da molti volenterosi; anche in erba come si può vedere.

Atelier Bazin

Per capire l'evoluzione dell'archetteria Francese, è necessario sapere come era strutturata la catena produttiva degli archi. Come abbiamo detto, a Parigi c'erano i vari Tourte e Persoit, che costruivano archi di livello altissimo, ma la loro produzione non era comunque in grado di far fronte alle richieste dei molti musicisti. Ed in oltre, come per Stradivari, i loro archi erano costosi e non tutti potevano permettersene uno.

A differenza della liuteria Italiana, che lo ha fatto solo in epoche recenti, e per questo motivo alla metà dell'ottocento a Cremona non era rimasta neanche una bottega aperta, l'archetteria è riuscita a sviluppare non una scuola, ma una vera e propria fucina;; Mirecourt.

Il laboratorio Bazin ne è un esempio classico. Come potete vedere, ci sono più di venti persone raffigurate nella foto, che vanno dai cinque ai vent'anni; proprietari a parte. Si entrava in laboratorio a sette-otto anni, e si iniziava a prendere confidenza con il lavoro partendo dai più semplici come scegliere i crini, o classificare le madreperle. Dopo una quindicina d'anni di apprendistato, se si aveva talento si partiva alla volta di Parigi sperando di entrare a lavorare in un laboratorio importante, è il caso di Jules Fetique, il ragazzo con i baffetti e l'assurda divisa dei capelli seduto in primo piano sulla sinistra, che l'anno successivo a questa foto entrò a lavorare da Sartory. Oppure come suo fratello Victor, seduto a destra, anche lui trasferitosi a Parigi per lavorare nell'atelier Caressa e Francais. Agli altri rimaneva un mestiere che consentiva di vivere e dar da mangiare ai propri figli.

Queste erano vere e proprie fabbriche in produzione continua. Pensate che in un paese di poco più di cinquemila abitanti, come era Mirecourt all'inizio del novecento, l'indotto della liuteria e dell'archetteria dava lavoro a oltre mille persone. Parlando con Pierre Guillaume, uno degli ultimi artigiani formati in questo modo, mi diceva che nel laboratorio dove lavorava si costruivano una quantità di archi enorme; qualcosa come centocinquanta alla settimana. Naturalmente una produzione così grande non da la possibilità di curare il prodotto molto in profondità, ma la cosa non era importante, in quanto gli archi avevano prezzi economici, ed in oltre servivano a sviluppare le mani dei futuri maestri.

C'è poi da dire, che in carriera io stesso ho incontrato buone mani totalmente sprovviste di cervello. Fino a che le mani sono guidate da un buon capomastro che conosce bene il lavoro e pretende che lo si esegua come vuole lui, come Bazin o Morizot, si riesce ad ottenere un buon livello medio. Ma quando queste stesse mani si mettono in proprio spesso la qualità del lavoro ha una caduta inesorabile. E per questo motivo dobbiamo apprezzare anche il lavoro di queste fucine, non in grado di produrre il livello assoluto, ma di fornire comunque archi decenti a tutti.

Non tutti i laboratori di Mirecourt erano fabbriche a produzione intensiva, esisteva anche una linea parallela. Un altro personaggio tra i più rilevanti del nostro mondo, Etienne Pajeot, aveva impostato la sua produzione, come il collega Parigino Vuillaume. Conoscendo profondamente il mestiere, selezionava gli artigiani migliori e li faceva lavorare secondo le sue direttive. Pensate che cosa sarebbe il mondo dell'archetteria se questi due non fossero esistiti. Per loro hanno lavorato praticamente tutti i più grandi artigiani di questa disciplina, che forse non avremmo conosciuto: Maire, Persoit, Maline, Voirin, Peccatte(tutta la famiglia), Fonclouse, ecc..

Ad ogni buon conto, Mirecourt è una colonna portante della liuteria e dell'archetteria Francese. Basti pensare che tutti gli archettai Francesi, eccezion fatta per Tourte e Persoit, sono nati e hanno dato i primi colpi di pialla in questa cittadina, e senza di essa non ci sarebbero stati così tanti bravi archettai. Anche perché avendo un abitante su cinque liutaio o archettaio, andava spesso a finire che le famigie si intrecciavano tra di loro, come per i Maline ad esempio. Nove figli maschi, tutti liutai o archettai, e una sola femmina; che sposò il padre di Morizot "Père".

L'ultimo laboratorio di Mirecourt: Ouchard

A presto

Paolo.