IL QUASI LAMY!

Qualche giorno fa ho ricevuto la visita di un collega liutaio che aveva bisogno di avere un parere su due archi da recentemente acquistati. "Il primo - mi dice- è sicuramente di provenienza Tedesca, ma sul secondo nutro qualche piccola speranza". Le speranze son state vane, almeno in parte, ma io ho avuto la possibilità di fotografare un eccellente esempio della scuola d'archetteria Tedesca di metà Novecento.

Arco copia Hippolyte Camille Lamy, scuola Lothar Seifert

Appena avuto tra le mani questo oggetto ho capito per quale motivo il mio collega aveva sperato. L'arco in questione riposta un timbro Lamy, molto simile a quello in uso dalla famiglia, ed è talmente ben eseguito che un occhio buono ma meno allenato, avrebbe potuto caderci. Anche se i Tedeschi quando facevano queste cose mettevano onestamente la sicura; che svelerò più avanti.

La prima cosa che non mi ha convinto è stata il profilo della cresta e l'inclinazione dello smusso. Anche se perfettamente eseguite, ambedue troppo arretrate per Lamy; sia padre che figli.

Altro piccolo particolare non molto chiaro era l'arrivo della bacchetta. Non strettissimo come in uso in Germania, ma neanche ampio alla Francese.

Non potendo giudicare la scarpetta in avorio, non originale e maldestramente sostituita, mettendo insieme i dettagli, l'arco stava prendendo decisamente la via della Germania.

Proprio sulla scarpetta vale la pena di spendere due parole. Chi l'ha sostituita, non so se in malafede oppure no, ha tentato di Francesizzarla. La geometria delle scarpette Francesi differisce da quelle Tedesche; molto arrotondate le prime e decisamente di profilo più triangolare le seconde.

Come potete vedere dalla foto, chi ha fatto il lavoro è rimasto molto stretto dietro per poi allargarsi oltre il perimetro della testina all'arrivo sulla scarpetta.

In oltre se osservate attentamente la foto qui sotto potrete vedere un piatto all'arrivo della scarpetta sulla casetta. Facendo poi arretrare l'occhio noterete che le linee del legno in quei pochi millimetri, non sono omogenee con quelle del profilo; dimostrazione lampante che chi ha fatto il lavoro ha tentato di imitare maldestramente lo stile Francese. Altra dimostrazione della poca accuratezza del lavoro è l'inclinazione della casetta in avorio; che è diversa da quella dell'ebano, che a sua volta lo è rispetto al legno.

Preso oramai la mia decisione sull'origine della bacchetta sposto gli occhi sul nasetto e ne rimango veramente colpito.

Anche in questo caso alcune incongruenze balzano subito agli occhi; come l'occhietto in madreperla un po troppo piccolino. L'insieme generale però è una copia eseguita veramente a regola d'arte, tanto che se l'artigiano che lo ha costruito fosse stato meno onesto avrebbe potuto ingannare anche un buon esperto.

Ma si sa; ai Tedeschi si possono rimproverare molte cose, ma sono generalmente persone oneste, e questo nasetto ne è la dimostrazione. E' una copia veramente fedelissima del lavoro del primo figlio di Joseph Alfred Lamy; Hippolyte Camille. La gola è identica, la veretta è smussata, e la slitta e l'argento posteriore sono uniti, come nella scuola Francese appunto.

L'onestà del costruttore la si vede immediatamente aprendo il nasetto; la coulisse è fermata con le viti e non con i chiodini usati dalla famiglia Lamy, e dalla quasi totalità degli artigiani Francesi dell'epoca.

Anche il bottone è eseguito quasi perfettamente in stile. In tre parti e con il doppio colletto martellato, fa intuire la provenienza solo dalla dimensione della madreperla; anche questa come quelle degli occhi, troppo piccoline. 

L'arco riporta anche un timbro Lamy difficilmente leggibile; simile all'originale ma con  i caratteri leggermente meno scolpiti.

La conferma totale, anche dell'onestà dei Tedeschi, arriva dalla coda. Sapendo che alcuni artigiani Tedeschi erano in uso farlo, specialmente per gli archi destinati al mercato estero, ho preso un pezzetto di stoffa imbevuto di acetone e una volta pulito la coda è affiorato il timbro "Germany". A fugare ogni ulteriore dubbio.

L'arco è a tutt'oggi in ottime condizioni. I materiali sono di eccellente qualità, a partire dalla bacchetta in legno "rigatino", come lo chiamiamo tra artigiani; molto ricercato perché forte e sonoro.

La curva è moderna ma perfettamente eseguita e l'arco mantiene un ottimo nervo. Dimostrazione della bravura dell'artigiano e del fatto che probabilmente l'arco non ha lavorato molto.

L'arco è attribuibile nella mia opinione alla scuola di Lothar Seifert, se non a lui stesso visto la ricercatezza nel lavoro, ed è stato costruito a Bubereuth negli anni Sessanta del Novecento.

Approfondimenti :

ARCO DA VIOLINO JOSEPH ALFRED LAMY 1915; LE CONSEGNE  

LAMY; UN PADRE, DUE FRATELLI, UN CUGINO, E UN INTRUSO!  

A presto

Paolo