IL LEGNO SERPENTE E QUELLO DI PERNAMBUCO

Qualche giorno fa ho ricevuto l'email di un ottimo strumentista Italiano, che mi chiedeva un parere su di un annosa questione che ciclicamente mi viene riproposta: dal punto di vista sonoro è più efficace il pernambuco o il legno serpente? Dal momento che è una domanda ricorrente ho deciso di rispondere pubblicamente, cercando di chiarire una volta per tutte quale sono le differenze tra questi due materiali.

Tronchetto di legno serpente

Bacchetta in pernambuco

Il signore in questione, un eccellente violista, mi dice che da qualche tempo ha iniziato ad utilizzare l'arco barocco, che ipotizzo essere in legno serpente, anche per eseguire autori romantici o tardo romantici, e di avere ottenuto un risultato sonoro sorprendente; addirittura il doppio del volume rispetto al suo arco in pernambuco.

Dato per scontato che ogni musicista è libero di suonare con gli strumenti e gli archi che preferisce, l'affermazione fatta dal signore in questione mi risulta alquanto improbabile; e non solo a me, dal momento che "TUTTI" gli archettai degli ultimi 250 anni si sono dannati l'anima e ancora lo fanno, per accaparrarsi un materiale che costa quasi quanto l'oro.

Come sapete, o almeno chi mi legge lo sa, l'utilizzo del pernambuco per la costruzione degli archi, ha cambiato profondamente non solo l'archetteria, ma anche la liuteria.

La caretteristica principale del legno serpente è la densità. Essendo un materiale estremamente compatto da un risultato sonoro scuro e pastoso. Il problema di questo materiale è che purtroppo la sua fibra è notevolmente meno performante di quella del pernambuco. Pensate che il legno serpente può raggiungere raramente i 5000 m/s come velocità massima, il pernambuco arriva e 6000 m/s e alle volte li supera. Detta così sembra poca cosa, ma considerate che nessun archettaio moderno costruisce archi con materiali inferiori ai 5400 m/s, e noi in particolar modo non utilizziamo mai legno inferiore ai 5700 m/s.

L'estrema rigidità di questo legno costrinse gli archettai a modificare la struttura degli archi, alzando la testina, allungando la bacchetta, e soprattutto dando la curva interna. Gli archi barocchi erano appunto così fatti per arginare la morbidezza del legno serpente.

L'enorme potenza del nuovo legno, che scaricava sullo strumento una pressione superiore a quella degli archi barocchi, costrinse anche i liutai a ripensare la struttura stessa del violino. Il rapporto di pressione e compressione tra strumento ed arco deve essere paritario, ed è per questo motivo che dagli inizi dell'Ottocento furono sostituiti i manici antichi con quelli moderni. Alzare l'angolo di incidenza del manico significa aumentare la pressione delle corde sul piano armonico rendendolo in grado di sorreggere i nuovi archi.

Naturalmente non sto dicendo che il signore in questione ha delle allucinazioni acustiche, al contrario quello che sente può esser vero, ma va correttamente interpretato.

Come prima cosa mi dice di avere uno strumento Boemo della prima metà del '700; un viola Uldaricus Eberll di Praga costruita nel 1741. Questo strumento è sicuramente stato costruito pensando all'arco barocco, dal momento che quelli moderni diverranno di comune utilizzo una trentina di anni dopo. Di conseguenza è molto probabile che uno strumento così, anche se modificato, conservi un feeling privilegiato con gli archi barocchi.

Anche se geneticamente predisposto, il periodo di costruzione non è comunque sufficiente per spiegare l'aumento di quantità sonora, qualora fosse reale. Altro particolare da poter evidenziare è che probabilmente l'arco barocco di questo signore è stato costruito con un legno serpente particolarmente performante, intorno ai 5000 m/s; velocità del suono non dissimile a una buona parte di archi moderni particolarmente stanchi.

Non è difficile trovare archi centenari che si attestano sotto tale velocità, di conseguenza se il suo non è al massimo della forma è anche possibile che il serpente in questione sia performante almeno quanto il pernambuco.

Terzo e più importante fattore è come si ascolta un arco e da che posizione. Il legno serpente proprio per la sua alta densità, può risultare molto sonoro sotto l'orecchio dello strumentista, dando un impressione non esatta della realtà.

Anche di questo avevamo già parlato e proprio prendendo ad esempio la viola. La filosofia dello scorso secolo ha dato un contributo enorme alla comprensione del mondo fisico che ci circonda. Non volendo scomodare Wittgenstein, troppo concettuale anche se il più preciso di tutti, possiamo rivolgere lo sguardo verso un altro grande cervello del '900 : Kurt Goedel.

Questo eccentrico signore che amava trascorrere il tempo tra lunghe passeggiate con il suo collega a Princeton, Albert Einstein, e digiuni eccezionalmente forzati, stabilì con il suo secondo teorema di incompletezza, che per dimostrare la coerenza di un sistema matematico sufficientemente complesso da contenere l'aritmetica, è necessario uscire dal suddetto e testarlo con un utensile terzo.

In parole poverissime, quando suonate siete un sistema; strumentista, strumento, e arco. Per capire la coerenza del vostro sistema dovrete necessariamente uscirne e ascoltarlo da fuori.

Effettuando questo tipo di prova inizierete a vedere le cose più chiaramente, ma se volete ulteriori conferme, provate ad ascoltare diversi archi suonati in condizioni disagiate. Ascoltateli all'interno di gruppi da camera e magari con programmi non semplicissimi.

Ricordo di aver assistito anni fa ad una prova dell'integrale dei trii di Schubert in una sala particolarmente grande. Mentre con il suo arco il violoncellista aveva grandi problemi nel far comprendere la pronuncia delle note, avvinghiato nella mano sinistra del pianoforte, una volta preso il nostro fu come accendere la luce; tutto si sentiva perfettamente dal estremo piano al fortissimo. Ascoltando gli archi in camerino, tutto questo era scomparso, anzi il suo sembrava avere il doppio del suono dei nostri. Il motivo è semplice: mentre in una sala grande il suono viene fatto correre dalla fibra, in uno spazio piccolo è la massa a farla da padrone, e un piccolo uccellino si trasforma in un elefante.

Approfondimenti :

IL SUONO VIOLA

A preso

Paolo