GEORGE FREDERIC SCHWARTZ; IL METICCIO

Anche in quella dell'archetteria Francese, come in molte altre storie, gli uomini che la raccontano danno una loro personale interpretazione al susseguirsi degli eventi e dei personaggi. Questo forse il motivo che ha fatto quasi dimenticare un artigiano di ottimo livello come George Frédéric Schwartz.

Arco da violino George Frédéric Schwartz

Nato a Strasburgo in 7 Aprile del 1785 da Bernard Schwartz, prima carpentiere ed in seguito liutaio, e Marguerite Salomé Euler, George Frédéric è uno di quegli artigiani di cui in realtà non si sa con chi abbia studiato. Il primo apprendistato lo ha fatto certamente con il padre, ed infatti in carriera costruì anche alcuni violini, ma la sua attività principale era l'archetteria.

Oltre a non conoscere il nome del suo maestro, non si sa neanche che cosa abbia fatto durante la sua vita a parte sposarsi due volte; la prima con Francoise Barbe Gugelmann e la seconda con Sophie Dorothée Buhner.

Il mistero sulla vita è in oltre accentuato dal livello del suo lavoro. Vi ricordate Gaulard? Ecco, da un punto di vista strutturale i suoi archi sono almeno un ventennio indietro rispetto a quelli di Schwartz, nonostante fosse più giovane di due anni.

Mentre Gaulard negli anni venti dell'800 è ancora attaccato alle stilistiche del suo maestro, Louis Simon Pajeot, le testine di Schwartz sono già molto più raffinate, ed i nasetti si avvicinano alle dimensioni moderne; la gola è meno profonda e  l'ottagono è coperto dalla coulisse in argento, tutti e due accorgimenti volti a mettere in sicurezza la struttura.

Ma allora chi ha insegnato a quest'uomo a costruire così bene?

La risposta sta, a parer mio, nelle sue origini. E' nato a Strasburgo, l'unica città Francese che non può espandersi ad Est; c'è la Germania!

Osservando il suo lavoro, sulle teste come su i nasetti, si ritrovano alcune peculiarità della scuola Tedesca. Le creste delle testine sono più scivolate che nella tradizione Francese dell'epoca, ed i nasetti ricordano molto il lavoro della famiglia Knopf. In particolare, applica una tecnica peculiare di questa famiglia per le montature in oro.

Essendo un materiale molto costoso, l'anello e le altre parti in metallo, non sono in oro massiccio, ma lamine che ricoprono un anima di rame; tecnica usata anche dal russo Kittel, oltre che da Knopf.

Se degli inizi sappiamo poco, del resto della vita non conosciamo molto di più; gli archi di questo signore sono infatti molto rari, tanto che, non avendo alcuna foto, sono stato costretto a prelevare l'immagine di apertura dal web. Eppure ha lavorato come minimo cinquant'anni!

Non si sa se abbia lavorato per qualcuno, anche se appare molto probabile. "L'Archet", riporta che nell'ultimo periodo le stilistiche si avvicinano molto al gusto della scuola Peccatte. Anche se non accenna a nessuna collaborazione. Strano; di solito per gli altri artigiani è noto per chi lavoravano.

Dalla mia posso dire che un paio di anni fa un cliente mi ha fatto vedere un Francois Peccatte, certificato, ma non da un Francese fortunatamente. Beh non ci crederete, ma somigliava in modo impressionante a uno Schwartz; e dico somigliava, perché probabilmente non lo è. Andiamo avanti con la storia e ve lo spiego.

George Frédéric Schwartz, muore a Strasburgo il 29 Dicembre 1850. Due anni dopo morte l'attività venne rilevata dal nipote Théophile Wilhelm, che continuò a vendere archi timbrandoli con il marchio dello zio; "SCHWARTZ", sul lato sinistro, molto vicino al bottone, e "STRASBOURG", su quello destro, sempre nella stessa posizione.

Non essendo archettaio, naturalmente era costretto a comprarli nei vari centri di produzione, sia in Francia che in Germania.

L'arco del mio cliente non è timbrato, ma questo è dovuto probabilmente alla tipologia di prodotto. E' in Bois d'Amourette, legno meno pregiato del Pernambuco ed usato prevalentemente negli archi più semplici, e il nasetto in alpacca. Probabilmente questo prodotto veniva venduto in un mercato minore, senza il marchio ufficiale. Somiglia comunque moltissimo al lavoro di Schwartz.

Non è escluso, anzi è molto probabile, che Schwartz stesso abbia lavorato per qualcuno; magari un grosso nome, come  Pajeot appunto. Aveva una mano eccellente e sono convinto che il suo lavoro ha fatto gola a più di un artigiano all'epoca. Nonostante questo, chissà perché, rimane uno dei meno noti, e i suoi archi sono rarissimi da vedere.

Sarà forse la Sua origine meticcia alla base di quest'ostracismo da parte dei Francesi?

A presto

Paolo