FRANCOIS LUPOT II 1820 C.CA

Basta dare un occhiata alla testina di questo magnifico arco da violoncello per capire quale fosse il motivo della vicinanza tra Francois Lupot II e i fratelli Tourte; uno che ha del legno così bello e in quantità illimitata, lo avrei assunto anche se non avesse saputo lavorare. Per i Tourte invece la fortuna fu doppia; Lupot aveva anche talento.

Arco da violoncello Francois Lupot II 1820 c.ca

E' sempre un esperienza trovarsi davanti archi di artigiani di questo periodo storico. Come sapete, l'arco moderno era una creatura con ancora pochissimi anni di vita; non esistevano scuole, ma solo singoli talenti che emergevano da un humus primordiale, interpretando in modo personale e privo di costrizioni canoniche la forma "Arco".

Il nostro Lupot, è toccato da molte fortune. Nasce in una famiglia artigiana; il padre Francois I e il fratello Nicolas erano liutai, ed in più viene da Orleans, la patria dei tessuti.

I pernambuco, come ricorderete, era arrivato in Europa alla fine del '600 passando per il Portogallo, e fu importato perché grazie ai tannini molto forti, questo legno era usato per dare il color porpora ai tessuti.

Questa fu la seconda grande fortuna di Lupot, e questo arco ne è la dimostrazione; quest'uomo ha avuto a disposizione alcuni dei più bei pezzi di legno mai visti!

Le seconda porta la terza, perché grazie a tutto quel ben di Dio che aveva, era riuscito ad ingraziarsi i favori della famiglia più importante di tutti i tempi, i "Tourte". Con loro maturò non solo tecnicamente, ma anche filosoficamente, sposando i loro criteri di selezione del materiale da costruzione. 

Il materiale dell'arco in esame ne è un esempio. Contrariamente al periodo moderno, dove si prediligeva il legno molto scuro e denso, nella scuola Tourte l'importate era che suonasse. Parametri come colore o densità erano considerati assolutamente secondari, le cose fondamentali erano altre.

Anche se in questo momento il legno si presenta di color marrone scuro, in origine era sicuramente molto più chiaro. La densità non è altissima, anzi tende al leggero, ma come si vede dalle foto, il taglio è perfetto, e la testina è una ragnatela fittissima di raggi midollari.

L'arco grazie a questo materiale e alla meccanica antica, dopo quasi duecento anni di vita, regge ancora la corda e in modo omogeneo dal tallone alla testina.

Parlando di stilistica, la testa è un classico esempio della libertà dell'epoca. Ripida e molto protesa in avanti, grazie al gusto armonico, e probabilmente anche a buoni insegnanti dell'autore, pur avendo  proporzioni e geometrie oggi improponibili, il risultato è che ne esce è una testa molto fluida. Tale fluidità deriva in particolar modo dalle relazioni perfette tra la parte alta dello smusso e la casetta, ed è aiutata dallo sviluppo molto pieno delle guance, come potete vedere dalle foto.

Il modello di curva utilizzato è quello antico, e lo stato di conservazione e la funzionalità confermano una volta in più la superiorità di questa scuola rispetto a alla Voirin.

Prima di parlare del nasetto, una sola parola sull'ebano; Gabon!

E' un pezzo di ebano meraviglioso, farei carte false per averne tra le mani un paio di blocchetti, sfortunatamente non se ne trova più da anni, ripeto; meraviglioso.

Anche il nasetto è un classico/non classico. Come in tutti i suoi lavori, Lupot predilige linee morbide e rotonde; si riconosce anche l'ombra del suo insegnante, ma come per le testine ogni pezzo è storia a se, anche se vi si ritrovano alcune sue caratteristiche.

Parlando di violoncello, il letto del crine in questo autore è spesso molto largo.

Il bottone e il ginocchio sono la testimonianza del fatto che ogni archettaio che fa questo lavoro per passione e in fondo un giocherellone.

Il liutaio ha a che fare solamente con il legno, l'archettaio invece ha a disposizione un gran numero di giocattoli con cui divertirsi. Argento, madreperla, tartaruga, avorio, ecc., ecc., ecc..

Non c'è motivo che induca a mettere tre chiodini sul giro del ginocchio, se non che si è divertito un sacco a farlo.

Come il bottone in lamina d'argento martellata finissima; deve esser diventato matto.

Anche se la coulisse in argento era già in uso da una decina d'anni, erano ancora molti, se non la maggioranza, gli artigiani che o per risparmio, o perché non avevano ancora appreso la tecnica per farla, Lupot inizieà pochi anni dopo, lasciavano ancora l'ebano nudo.

Specifiche e misure

Bacchetta: pernambuco di media densità e color chiaro; curva antica.

69 cm lunghezza

Diametro bacchetta al colletto 5,7 - 6,6 mm

Diametro bacchetta alla fasciatura  9,65 mm - 9,3 mm

Mortasa tallone 18 mm

Testa: larghezza 11,85 mm, altezza 28,3 mm, lunghezza 29,65 mm

Nasetto: Altezza 21 - 20,5  mm; Larghezza 15,75 mm; Lunghezza 53,5 - 52 mm

Occhio: singolo diametro 8 mm

Bottone: lunghezza 14.25 mm (4,7 - 6,5 - 3,25)

A presto

Paolo