DOPO IL 1860

Sicuramente alcuni di voi conosceranno la frase di Miles Davis: "Il Jazz è morto nel 1960". Beh ci crediate o no, anche se con brevi rianimazioni, osservando la storia dell'archetteria, si ha l'idea che anche l'arco sia morto; ovviamente non nel '960, ma un secolo esatto prima!

Arco da violino J.P.M. Persoit

E' naturalmente vero che sia l'affermazione sua, come la mia, sono una provocazione; ma non del tutto. La storia del Jazz ha continuato a sfornare musicisti eccellenti anche dopo il '60, ma Davis con quella frase credo volesse evidenziare la stallo creativo e il vuoto di idee che questa forma ha incontrato dopo quegli anni. Lui stesso negli ultimi vent'anni di vita aveva di fatto abbandonato il Jazz per spostarsi verso altre forme come il Pop, proprio alla ricerca di nuovi modi di esprimersi.

La stessa sorte è capitata anche all'archetteria a parer mio. Dopo l'avvento di F.N. Voirin, ultimo vero innovatore, ci si è trovati in una posizione di stallo. Gli artigiani eccellenti che hanno costruito dopo il 1860 sono stati molti: Lamy, Sartory, Ouchard, Martin; solo per citarne alcuni, ma ce ne sono molti altri.

Ma la creatività si è affievolita a favore del rafforzamento della scuola. Fare archi era diventato un lavoro come un altro, e i laboratori artigiani si erano trasformati in piccole fabbriche, che grazie alla "scolarizzazione" erano in grado di produrre un ottimo livello medio, ma non più eccelse opere d'arte.

Un inizio di standardizzazione era già iniziato anni prima. Lo stesso J.B. Vuillaume, anche se lasciava molta libertà all'esecutore, chiedeva comunque alcune linee stilistiche di riferimento.

Il concetto stesso di stilistica nasce in questi anni.

I vari Tourte, PersoitPajeot, Peccatte, essendo i precursori dell'arco ne creavano le forme, e non dovevano costringere la loro creatività in uno stile, ma potevano dargli libero sfogo.

Con Martin, inizia una nuova era dell'archetteria; quella delle fabbriche appunto. Se al tempo di Pajeot non esisteva il concetto di produzione in serie ma, come nel suo caso, di laboratorio allargato. Dalla seconda metà dell'ottocento iniziarono a nascere i vari Bazin, Morizot, Ouchard, che impiegavano mediamente dai 35 ai 50 operai. In questi laboratori venivano prodotti archi in serie, ottimi per suonare, ma privi di carattere e del tutto impersonali.

Chi era dotato di talento manuale e iniziativa, come Sartory e Fetique ad esempio, dopo aver passato una quindicina di anni in un laboratorio/scuola di Mirecourt, faceva le valigie per cercar fortuna nella capitale. Ma anche se i loro lavori sono eccellenti, risentono comunque dell'influenza della formazione che hanno avuto. Basti pensare che uno dei migliori insegnanti di Sartory è stato Charles Peccatte.

Quello di suo zio Dominique è stato Jean Pierre Marie Persoit, e di quest'ultimo Francois Xavier Tourte! 

Dal prossimo post, che sarà dedicato a J.J. Martin artigiano visionario, che tentò addirittura l'impresa più difficile di tutte trattandosi di artigianato; il corporativismo. Inizieremo a conoscere questa nuova realtà dell'archetteria; chi sono i personaggi di quest'epoca, e quali ripercussioni ha avuto questo cambiamento della filiera produttiva.

Arco da violino J.J. Martin

A presto

Paolo