ARCO DA CELLO FRANCOIS XAVIER TOURTE 1820/25

Archi di grande livello ne passano molti tra le mie mani, e ormai da anni, ma che un signore del genere ti venga a fare visita è veramente raro. Ho passato con Lui una serata intera e adesso vi dico che cosa mi ha raccontato!

Arco da cello Francois Xavier Tourte 1820/25

Prima di iniziare a parlarvi di Lui è doveroso un ringraziamento a colui che mi ha dato la possibilità di esaminarlo e fotografarlo. Maestro Filippini grazie; Le devo un favore.

Ci ho impiegato quasi un mese ad iniziare a scrivere questo post e il motivo è semplicissimo; che cosa puoi dire di un oggetto del genere? E' come trovarsi davanti al David di Bernini; rimani semplicemente senza parole!

Proviamoci con calma e vediamo se riesco a farvi intuire la grandezza anche senza averlo suonato.

Arco da cello Francois Xavier Tourte 1820/25

Prima di parlare di stilistiche e curve deve essere necessariamente esplicitato un dato, ovvero l'anno di costruzione. Non solo l'oggetto che vedete in questa forma non esisteva prima di lui, ma secondo la mia valutazione l'anno di costruzione non è precedente al 1820!

Ora, non è che il 1820 sia stato un anno particolare, il solo dato sconvolgente è che F.X. Tourte era nato nel 1748 e di conseguenza quando ha fatto questa meraviglia era già oltre i 70 anni!

Questo lavoro, anche ai nostri giorni che abbiamo luci e lenti adeguate, è altamente usurante per gli occhi oltre che per le braccia. Lavorare così oltre i 70 è da extraterrestri!

Dopo il lieve preambolo iniziamo senza indugio. Prima di arrivare alle lavorazioni, la scelta del legno. Tutti, fatta eccezione per pochi illuminati, sono continuamente alla ricerca di legno denso e scuro; in particolar modo per viola e cello. Il più grande di tutti noi invece non aveva di questi tabù e selezionava il materiale in base a quello che secondo lui era più sonoro. Il legno con cui è costruita questa meraviglia infatti non è ne denso, ne scuro, e ancora oggi funziona benissimo.

Anche se ad oggi si presenta marrone scuro all'epoca della costruzione aveva un colore ben diverso. Mettendolo sotto la luce naturale si può ancora intravedere il colore originale; marrone chiaro con striature dorate. Quando devo scegliere il legno questa tipologia è la mia preferita.

La densità media, come in questo caso, consente di costruire bacchette leggere e agili, non rinunciando a degli spessori adeguati. Il legno denso costringe infatti a scendere eccessivamente con gli spessori e quando la fibra del legno inizia a perdere energia la stabilità dell'arco può essere compromessa.

Poi le mani di quest'uomo.

Il Maestro, beato lui, possiede anche un bellissimo Dominique Peccatte con la testa a "collo di cigno" e la stessa sera avevo in casa ambedue. Non ci crederete, ma la lavorazione della bacchetta di questo arco fa apparire Peccatte come un dilettante!

L'ottagono ancora perfetto tutt'oggi e la curva intatta per un arco che ha quasi 200 anni sono un miracolo. Non ho mai visto delle linee così perfette ed omogenee su nessun altro arco antico, eccezion fatta per i suoi, e questo fortifica la mia convinzione che oltre ad avere un talento fuori dal comune, lavorasse con pialle diverse da quelle che solitamente vengono e venivano utilizzate in Francia dopo di lui. Pesante e larga, con angolo di taglio della lama quasi a 90%; simile a quelle in uso in Germania e Italia.

Anche la testina come la bacchetta mostra il livello sia concettuale che manuale dell'autore. La prima cosa da far notare è che ne le forme della testa ne quelle del nasetto esistevano come le vediamo oggi; fatta eccezione per la coulisse in metallo il nasetto è stato quasi completamente pensato da lui, in collaborazione con famosi strumentisti. Molto nota è quella con Viotti che gli diede l'idea di chiudere il letto del crine con la slitta e fermare tutto con un anello in metallo.

Sfortunatamente non ho potuto analizzare il nasetto di questo arco, quello che vedete anche se ben fatto è una copia; l'originale il maestro lo ha messo in cassaforte. Tornando alla testina, che piaccia o pure no lo stile, è una delle teste meglio squadrate che abbia visto.

E' veramente difficile trovare un autore, in particolar modo antico, che curasse tutti i dettagli; questa testa da qualsiasi prospettiva la osservi rimane semplicemente perfetta.

Gli smussi sono praticamente identici fatta eccezione per la circonferenza superiore; quella sinistra è impercettibilmente più chiusa. Largo per tutta la lunghezza si restringe leggermete all'arrivo sulla scarpetta; facendo in questo modo snellisce la forma e la slancia in avanti.

Anche se non arrotondata, osservando la cresta vi renderete conto che è la riproposizione della circonferenza dello smusso, questo ovviamente permette alla forma di muoversi, dopo di che la cresta si getta giù dritta e ci fa capire perché Tourte ha lasciato spigoloso il vertice.

Le guance sono svasate pochissimo perché Tourte vuole sviluppare movimento in un altro modo; con la riproposizione dei triangoli. Il primo è quello formato dall'inizio dello smusso, il vertice della cresta, e il punto in cui la svasatura della guancia si congiunge con la scarpetta. Se proseguite la linea che va dallo smusso al vertice della testa, e ne tirate un altra seguendo l'inclinazione della casetta vi accorgerete che è la riproposizione dello stesso triangolo; un genio!

La scarpetta come in molti suoi archi di quel periodo è in argento ed è fissata con cinque chiodini; uno frontale e quattro sull'appoggio, due dei quali sono posizionati sotto al crine.

Oltre a fotografarlo ho anche avuto il privilegio di sentirlo suonare dal suo proprietario... poche note ma che fanno capire!

Il M° Rocco Filippini con il suo F.X. Tourte... (clicca e ascolta)

...e con un D.T. Navea Vera. (Clicca e ascolta)

Grazie ancora Maestro per questo bel regalo a me e alla comunità degli archettai!

Le misure!

Clicca per ingrandire

Clicca per ingrandire

Arco da cello Francois Xavier Tourte 1820/25

A presto

Paolo